Roma, 15 novembre 2025 – Continua il confronto acceso tra Romano Prodi e Fausto Bertinotti, due protagonisti della politica italiana degli ultimi decenni, con un nuovo scambio di battute che riporta al centro del dibattito la tenuta del campo progressista e le strategie future del centrosinistra.
Il monito di Prodi sulla “bertinottite”
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Romano Prodi, figura di spicco della Seconda Repubblica nonché due volte Presidente del Consiglio e Presidente della Commissione Europea, ha espresso la sua preoccupazione sull’atteggiamento di Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle e protagonista del nuovo campo largo a sinistra. Prodi ha sottolineato che “nella mente di Conte non è ancora chiaro quale ruolo voglia realmente assumere” e ha lanciato un ammonimento: “Speriamo che a Conte non prenda la bertinottite“, un termine che allude a un eccesso di rigidità ideologica e personalismo, mutuato proprio dall’ex leader di Rifondazione Comunista.

Il Professore ha aggiunto che, qualora il centrosinistra dovesse uscire vincitore dalle elezioni politiche, sarà necessario un modello di coalizione ampio, con un programma capace di superare i confini tradizionali, e che “uno dei due leader, tra Schlein e Conte, dovrà riconoscere la vittoria dell’altro”.
La replica critica di Bertinotti: “Prodi è ossessionato”
La risposta di Fausto Bertinotti, ex segretario del Partito della Rifondazione Comunista e presidente della Camera dal 2006 al 2008, non si è fatta attendere. Intervenuto a L’Aria che Tira, ha definito l’uso della parola “bertinottite” come “un’ossessione di Prodi, che se l’è legata al dito”. Bertinotti ha ricordato con ironia il ruolo che il suo partito ebbe nella caduta del primo governo Prodi nel 1998, ma ha sottolineato che l’ex premier è quello che ne è rimasto maggiormente segnato.
Con una stoccata a sfondo internazionale, Bertinotti ha consigliato a Prodi di “avere non l’incubo di Bertinotti, ma il sogno di Mamdani”, riferendosi nuovo sindaco di New York, e di osservare con attenzione il programma con cui Mamdani ha ottenuto successo, in particolare per quanto riguarda la radicalità e la coerenza politica.
Vecchie divisioni e visioni diverse sulla politica
Bertinotti ha inoltre rivisitato le radici della frattura tra le due sinistre italiane di fine anni ’90, quella di Prodi più orientata alla politica delle compatibilità di mercato e quella movimentista e più radicale di Rifondazione. Ha messo in evidenza come la cultura politica di Prodi, ispirata in gran parte dall’esperienza europea degli ultimi 25 anni, si sia tradotta in politiche che “sono state portatrici di una logica di compatibilità con il mercato, a scapito delle azioni sociali più incisive”. L’ex leader comunista ha citato perfino Mario Draghi, considerato un simbolo di questa linea politica, il quale secondo Bertinotti avrebbe ammesso la responsabilità della politica europea nella riduzione dei salari e nell’aggravarsi delle crisi sociali.
Il botta e risposta tra i due esponenti, dunque, non solo rinnova antiche tensioni, ma riflette anche il dilemma attuale della sinistra italiana: l’equilibrio tra realismo politico e radicalità programmatica in un contesto nazionale e internazionale sempre più complesso.


