Quello che doveva essere un confronto diretto tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, annunciato come un assaggio della futura sfida elettorale, si è trasformato in un caso politico che coinvolge anche Giuseppe Conte. La segretaria dem aveva accettato di salire sul palco di Atreju a condizione di un faccia a faccia con la premier, convinta di aver messo la presidente del Consiglio di fronte a un bivio: accettare la sfida e riconoscerla come avversaria principale o rifiutare rischiando di essere accusata di temere il confronto.
La variabile Conte
Nella strategia di Schlein non era stato però considerato un dettaglio rilevante: i contatti già avviati tra Giovanni Donzelli, organizzatore della manifestazione, e il leader del M5s. Conte, infatti, aveva raccontato di essere stato invitato senza aver avanzato richieste particolari, ma di essere disponibile a un duello con Meloni qualora gli fosse stato proposto. Un messaggio diretto al centrosinistra: non intende lasciare a Schlein il ruolo di unico candidato alternativo alla presidente del Consiglio.
La scelta della premier
Questo incrocio di mosse ha portato Meloni a sfruttare la situazione a suo vantaggio: nessun veto, nessuna esclusione, anzi la disponibilità a un confronto con entrambi. Un modo per evidenziare, davanti all’opinione pubblica, che nel campo avversario non è ancora chiaro chi sarà il volto della competizione per Palazzo Chigi. Conte ha immediatamente accettato, dicendosi pronto a partecipare al “triello”.
Il dilemma di Elly Schlein
A quel punto, per Schlein è arrivato l’imprevisto. Accettare avrebbe significato esporsi al rischio di essere stretta tra la premier e il rivale interno; rifiutare, invece, ribaltava la narrativa iniziale. Intervenendo a Piazzapulita, la leader dem ha puntato il dito contro Meloni, accusandola di voler eludere il confronto diretto includendo Conte. E ha rilanciato: “Se vuole lui, allora porti anche Salvini”. Un tentativo di riposizionamento che però evidenzia una differenza: nel centrodestra non ci sono dubbi sulla leadership, mentre dall’altra parte il quadro è più instabile.
Schlein rischia un autogol?
Ed è qui che Conte, inizialmente considerato il grande escluso, rischia di diventare l’ago della bilancia. Confermando la sua presenza anche in caso di ritiro di Schlein, potrebbe trasformare la vicenda in un boomerang per la segretaria dem, che si troverebbe nella situazione paradossale di aver lanciato una sfida da cui poi sarebbe lei a tirarsi indietro. Il tutto mentre la premier attende, pronta ad accendere il palcoscenico di Atreju con un confronto che potrebbe rafforzare la sua posizione.
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