Caracas, 8 settembre 2025 – La crisi diplomatica tra Italia e Venezuela si aggrava, mentre emergono nuove e allarmanti rivelazioni sulla condizione dell’operatore umanitario Alberto Trentini, detenuto da quasi dieci mesi nel carcere di Rodeo I. Un funzionario diplomatico venezuelano, parlando in esclusiva con ilfattoquotidiano.it, ha svelato che il governo italiano non ha mai avviato un contatto diretto con le autorità di Caracas, lasciando così il cooperante in una condizione di isolamento pressoché totale.
Il silenzio del governo Meloni e la posizione venezuelana
Secondo la fonte diplomatica, “il governo Meloni non ha mai chiamato Caracas”, nonostante la disponibilità dichiarata dalla Repubblica Bolivariana del Venezuela a dialogare con l’Italia su temi cruciali come la liberazione dei prigionieri e altri interessi comuni. “Questa assenza di comunicazioni è un atteggiamento infantile e non degno delle relazioni tra Stati”, ha sottolineato il funzionario, che ha preferito mantenere l’anonimato per timore di ripercussioni interne, accentuate dal clima di tensione aggravato dalle recenti controversie con gli Stati Uniti.
Il diplomatico ha inoltre difeso la linea dura del governo di Nicolás Maduro, attribuendo le difficoltà principalmente alle pressioni esterne, in particolare degli Stati Uniti, accusati di tentativi di corruzione nei confronti di funzionari venezuelani e di un atteggiamento “fuori controllo”.
Le liberazioni senza l’Italia: la versione venezuelana
Il funzionario ha anche fatto chiarezza sulle recenti scarcerazioni di cittadini italiani, tra cui Margarita Assenza e Americo De Grazia, avvenute il 24 agosto insieme ad altri undici detenuti. Contrariamente a quanto sostenuto dal ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, e dalla Farnesina, il rilascio sarebbe stato una “decisione sovrana” del Venezuela, maturata nell’ambito di negoziati interni che hanno coinvolto anche opposizioni democratiche e mediatori, ma senza alcun intervento diplomatico italiano.
Questa versione è confermata anche dalla delegazione venezuelana guidata da Henrique Capriles, Stalin Gonzalez e Tomas Guanipa, che hanno lamentato “il mancato impegno diplomatico italiano” e sottolineato che “non vi era nessuno dell’Italia al momento delle scarcerazioni davanti alla prigione dell’Helicoide”. La delegazione ha inoltre evidenziato che alcuni liberati rimangono sotto processo e con divieto di espatrio, segnalando che “la strada da fare è ancora lunga”.
Alberto Trentini: dieci mesi di prigionia e isolamento totale
A Caracas, dove si trova la capitale venezuelana, l’appello si fa sempre più urgente. Alberto Trentini, unico prigioniero italiano senza doppio passaporto, il prossimo 15 settembre raggiungerà quota dieci mesi di detenzione, trascorsi in isolamento nel carcere di Rodeo I. Le condizioni di salute fisica e mentale di Trentini sono sconosciute e non sono mai stati consentiti contatti regolari con la famiglia, gli avvocati o i rappresentanti consolari.
La madre di Trentini, Armanda Colusso, ha espresso un doloroso interrogativo durante la recente Mostra Internazionale del Cinema di Venezia: “Che cosa penserà Alberto del suo Paese, che per mesi l’ha abbandonato e non si è attivato abbastanza per liberarlo?” Un’amara constatazione che si accompagna al silenzio ufficiale della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che non ha mai ricevuto la madre né menzionato pubblicamente il caso, evitando così di riconoscere il peso politico e umano della vicenda.






