Roma, 29 luglio 2025 – È un’accusa grave quella lanciata da Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, che ha definito l’Italia in grave violazione del diritto internazionale per la sua politica nei confronti del conflitto israelo-palestinese, in particolare riguardo alla Striscia di Gaza. Nel corso di un’audizione alla Camera dei Deputati, Albanese ha presentato il suo rapporto intitolato “Da un’economia di occupazione a un’economia di genocidio”, nel quale denuncia il ruolo dell’Italia come fornitore di armi e supporto politico a Israele, nonché la mancata prevenzione di crimini gravi come il genocidio.
Le accuse di Francesca Albanese all’Italia
Secondo Albanese, “l’Italia è in violazione, in grave violazione del diritto internazionale, perché non solo non ha adempiuto agli obblighi di prevenzione del genocidio, ma ha anche continuato a trasferire armi, a fornire servizi per operazioni militari e soprattutto a dare supporto politico”. La relatrice Onu, italiana di origine, ha espresso profonda amarezza nel constatare come il governo italiano stia contrastando “l’unico processo politico che ha portato a un accordo negli ultimi 35 anni, quello sui due Stati”. Albanese ha inoltre sottolineato come l’Italia sia “l’attore più attivo nell’Unione europea nel mantenere l’accordo di associazione tra Ue e Israele”, definito da lei una “disgrazia”.
Nel rapporto illustrato oggi, Albanese ha anche messo in luce il ruolo delle banche e delle imprese nel sostenere l’economia israeliana, trasformata da economia di occupazione a “economia di genocidio”. Tra ottobre 2023 e marzo 2025, il valore della borsa di Tel Aviv si è triplicato, accumulando circa 200 miliardi di dollari, nonostante il peggioramento delle condizioni economiche degli israeliani. La relatrice ha indicato 45 aziende, comprese multinazionali americane come Lockheed Martin, Google e Microsoft, che avrebbero relazioni dirette o indirette con l’apparato militare israeliano, ribadendo che «non si commercia, non si compra, non si vende a uno Stato accusato di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio”.






