Da passatempo per pochi a fenomeno di massa capace di riempire i teatri. Il Fantacalcio ha subito un’evoluzione radicale, spinta soprattutto dai social media. Marco Daveri, conosciuto dalla sua community come “Il Profeta”, è uno dei protagonisti di questa trasformazione. Dopo aver lasciato un posto fisso in banca, ha trasformato la sua passione in un lavoro a tempo pieno, diventando un punto di riferimento per migliaia di fantallenatori italiani. Il suo segreto? Un approccio basato sulla strategia e un netto rifiuto dell’etichetta di “guru”, come ha spiegato in una sua intervista a Newzgen.
Un fenomeno di massa tra strategia e fortuna
Negli ultimi anni, il Fantacalcio è entrato prepotentemente nel DNA nazional popolare, raggiungendo un pubblico che prima ne ignorava l’esistenza. Secondo Marco, i social come Instagram e TikTok hanno giocato un ruolo cruciale in questa espansione. Tuttavia, questa popolarità ha portato anche a una proliferazione di creator, con il rischio di “fare di tutta l’erba un fascio” e privilegiare contenuti virali a discapito della sostanza.
È per questo che “Il Profeta” mette subito le cose in chiaro: “è vietata la parola guru”. Il suo obiettivo non è fornire pronostici infallibili, ma concentrarsi sull’aspetto strategico del gioco: la preparazione all’asta, la gestione degli scambi e l’analisi delle dinamiche di squadra. Il gioco, spiega, è per il 60-70% dominato dalla fortuna, ma c’è un 30% in cui una buona preparazione può fare la differenza e aumentare le possibilità di vittoria. È proprio questa la nicchia in cui ha deciso di specializzarsi, offrendo strumenti di analisi piuttosto che semplici consigli sui nomi.
La scommessa: lasciare il lavoro per il Fantacalcio
La sua avventura inizia nel 2019 con un canale YouTube trasversale, dove parlava di cinema, collezionismo e altre passioni. Presto si accorge che il Fantacalcio è l’argomento più seguito e, dall’estate del 2020, decide di dedicarsi esclusivamente a quello. La crescita è esplosiva, tanto che alla fine dell’estate del 2021 prende una decisione coraggiosa: lasciare il posto fisso in banca per dedicarsi al 100% alla sua attività di creator. Una scommessa che, col senno di poi, si è rivelata vincente.
Questo passaggio ha aumentato le sue responsabilità, ma non ha intaccato il divertimento. Sebbene lavori molte più ore, specialmente durante l’estate, che definisce il periodo in cui realizza il 70-80% del suo fatturato, non sente il peso perché fa ciò che ama.
Dal vivo al teatro: riportare il gioco a una dimensione umana
Per sfuggire alla dimensione puramente digitale, quest’anno Marco ha lanciato un tour teatrale in diverse città italiane, da Napoli a Milano. L’idea nasce da una duplice esigenza: incontrare dal vivo la community che lo segue da anni e riportare il Fantacalcio alla sua essenza più personale. “Le emozioni e i rapporti che si vengono a instaurare con un’asta dal vivo te la dà solamente un’asta in presenza“, afferma. Il Fantacalcio, infatti, può essere un collante sociale che aiuta a mantenere vive le amicizie, al di là delle rivalità di gioco.
L’identikit del fantallenatore e i tranelli del mestiere
Chi è il fantallenatore medio italiano? Secondo “Il Profeta”, è per il 90-95% maschio, con un’età che spazia dai 20 ai 55 anni. È un pubblico eterogeneo che include giocatori storici e giovani appassionatisi tramite i social. Un dato interessante è che molti seguono il calcio proprio grazie al Fantacalcio, un fattore che contribuisce a mantenere viva la passione per una Serie A non più ai livelli del passato.
Durante l’asta, la componente emotiva gioca ancora un ruolo fondamentale. Più che l’amore per un singolo calciatore, è il tifo a influenzare le scelte, portando a pagare cifre folli per giocatori della propria squadra del cuore. Sul calciomercato, che pure non ama, ammette che ha un impatto pesante, specialmente per chi fa l’asta ad agosto a mercato ancora aperto. E sulle strategie? Sconsiglia, ad esempio, di puntare su giocatori forti ma con infortuni importanti, a meno che non li si acquisti a un prezzo simbolico.
Alla fine, il suo messaggio è coerente con la sua filosofia iniziale: si possono ascoltare pareri e confrontarsi, ma la decisione finale spetta sempre al singolo giocatore. E quando i suoi ex colleghi in banca gli chiesero cosa avrebbe fatto, rispose semplicemente la verità, lasciandoli “senza parole” ma felici per lui.
