Bruxelles, 15 dicembre 2025 – La Commissione europea, guidata da Ursula von der Leyen, si appresta a introdurre un significativo cambiamento di rotta nelle politiche ambientali del settore automobilistico, annunciando una revisione del regolamento sui target di emissione di CO2 per i veicoli nuovi. Dopo mesi di pressioni da parte delle industrie e di diversi governi europei, Bruxelles è pronta a concedere una maggiore flessibilità rispetto allo stop totale alla vendita di motori a combustione interna, inizialmente previsto per il 2035.
La marcia indietro sullo stop ai motori termici
Il cuore della nuova iniziativa consiste in un allentamento dell’obiettivo di eliminare completamente, entro il 2035, la vendita di automobili dotate di motori termici come diesel e benzina. La proposta, che sarà finalizzata nelle prossime ore a Palazzo Berlaymont, prevede che le case automobilistiche possano continuare a produrre e vendere un numero limitato di veicoli con motori a combustione, fino a un massimo del 10% delle emissioni complessive della flotta. Di fatto, la riduzione delle emissioni di CO2 da raggiungere nei prossimi dieci anni passerà dal 100% al 90%, consentendo così la presenza sul mercato di altre tecnologie quali ibride plug-in, range extender, biocarburanti ed e-fuel, queste ultime particolarmente sostenute da Italia e Germania.
Tra le condizioni allo studio per l’immatricolazione di motori termici vi sarà anche l’utilizzo di acciaio verde nella produzione dei veicoli, un ulteriore elemento volto a ridurre l’impatto ambientale del settore.
Pacchetto di sostegno e incentivi per l’industria automobilistica europea
Il pacchetto che Bruxelles si appresta a varare non si limita alla revisione del regolamento sulle emissioni. Esso includerà un piano di sostegno da 1,8 miliardi di euro per la filiera delle batterie “made in Europe”, fondamentale per sostenere la transizione verso veicoli elettrici. Inoltre, sarà introdotto un insieme di misure di semplificazione normativa che interesseranno l’intero comparto automotive, così come una proposta per incentivare l’elettrificazione delle flotte aziendali, che attualmente rappresentano quasi il 60% del parco veicoli europeo.
La svolta, anticipata la scorsa settimana dal leader del Partito Popolare Europeo Manfred Weber, è stata definita come una decisione volta a mantenere sul mercato “tutte le tecnologie”, rispondendo così alle pressioni delle industrie, in particolare dei grandi produttori tedeschi, e alla richiesta di numerosi governi – tra cui quelli di Germania, Italia, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Bulgaria – che giudicavano irrealistici gli obiettivi ambientali originariamente fissati.
La Spagna e, con qualche riserva, anche la Francia, hanno invece mantenuto una posizione più rigorosa, difendendo la normativa originaria basata sull’adozione esclusiva di veicoli elettrici entro il 2035.
Incentivi per nuove auto elettriche e supercrediti
Tra le misure di sostegno previste, Bruxelles punta a favorire la nascita di una nuova generazione di piccole auto elettriche europee a basso costo, con prezzi stimati tra i 15 e i 20 mila euro. Questi veicoli beneficeranno di norme meno restrittive e di sovvenzioni più generose. Grazie a un sistema di incentivo denominato “supercrediti”, i produttori potranno considerare queste auto con un peso maggiore nel calcolo degli obiettivi di riduzione delle emissioni complessive delle proprie flotte.

Resta aperta la questione dei target obbligatori per l’elettrificazione delle flotte aziendali, una proposta che potrebbe essere definita a livello nazionale nel corso dei prossimi mesi.
L’Associazione europea dei costruttori di automobili (ACEA) ha accolto queste misure come un “passo importante per iniziare a rivedere la legislazione” in direzione di una maggiore flessibilità, sottolineando come gli obiettivi attuali per il 2030 e il 2035 non siano realistici nei termini attuali.
In sintesi, la Commissione europea, sotto la guida di Ursula von der Leyen, si prepara a un importante aggiustamento delle strategie ambientali per il settore automotive, bilanciando le ambizioni climatiche con le esigenze di un’industria strategica per l’Europa e le pressioni politiche dei Paesi membri.






