Immagina di svegliarti in un modulo abitativo circondato da un paesaggio rosso e ghiacciato. Fuori ci sono -30 gradi e il vento solleva sabbia sottile. Colazione con ravioli liofilizzati, poi tuta termica, casco e missione nella tempesta. Non è fantascienza, ma la realtà del MARS-V Project, un campo nel deserto del Gobi che simula la vita su Marte.
L’iniziativa, lanciata da una ONG mongola con base a Ulaanbaatar, punta ad aprire entro il 2029 il primo “campo marziano” per turisti. L’obiettivo è duplice: preparare futuri astronauti e offrire agli appassionati di spazio un’esperienza estrema, lontano da tutto.
Il deserto più simile a Marte
Il Gobi, una distesa sterminata tra Mongolia e Cina, è uno dei luoghi più inospitali del pianeta: temperature da +45 a -40 °C, terra rossastra e orizzonti infiniti. È proprio questo mix a renderlo un perfetto laboratorio naturale per esperimenti spaziali e addestramenti. “Qui ci si sente davvero su un altro pianeta”, spiega il fondatore del progetto, Enkhtuvshin Doyodkhuu. “L’isolamento è totale: se non segui i protocolli, rischi di non farcela. È la stessa mentalità richiesta per sopravvivere su Marte.”
Ogni partecipante dovrà superare test fisici e psicologici, poi un corso di tre mesi per imparare procedure d’emergenza, comunicazione e tecniche di isolamento. Solo allora potrà partire per il campo, a dieci ore di fuoristrada dalla capitale, lasciando il telefono e il mondo reale alle spalle.

Vita quotidiana su Marte
I partecipanti vivranno per un mese in moduli abitativi interconnessi, dotati di laboratorio e serra. Le giornate saranno scandite da una routine ferrea: meditazione, esercizio, pasti calibrati e missioni di esplorazione. “La meditazione è parte essenziale del programma,” dice Doyodkhuu. “Non sappiamo come reagirà la mente umana alla lunga permanenza lontano dalla Terra. Anche qui, nel Gobi, molti provano un senso di claustrofobia o nostalgia.”
Le escursioni prevedono esperimenti geologici, raccolta di campioni e uscite in rover. Le comunicazioni con la “Terra” simulano il ritardo interplanetario, e tutto è costruito per rendere l’esperienza il più realistica possibile. Nessun supporto visibile, nessun comfort superfluo: “Se il rischio diventa reale, fermiamo tutto — ma finché è psicologico, fa parte dell’addestramento”, spiega il team.
Anche i pasti sono pensati per l’immersione totale: piatti mongoli disidratati, da reidratare con acqua calda. Dumpling e stufati di montone, in versione “astronauta”.
Turismo spaziale a portata di Terra
Con un costo previsto di circa 6.000 dollari a persona per un mese, MARS-V punta a offrire un’alternativa “umana” al turismo spaziale da milioni di dollari di SpaceX e Blue Origin. La stazione, in costruzione, sarà completata entro due o tre anni. “Non tutti possono viaggiare nello spazio,” spiega Doyodkhuu, “ma tutti possono capire cosa significa vivere fuori dal proprio mondo.”
Dietro il progetto c’è anche un orgoglio culturale: i progettisti si sono ispirati alla ger, la tenda tradizionale dei nomadi mongoli, per la struttura dei moduli. “Abbiamo sempre vissuto in ambienti ostili, con poche risorse. Stiamo solo portando questa esperienza su un altro pianeta.”
Il viaggio che cambia la prospettiva
Il MARS-V Project non è solo un esperimento turistico, ma un viaggio interiore. “Hai molto tempo per pensare”, conclude Doyodkhuu. “Dopo un mese in quel silenzio, impari a guardare la Terra con occhi diversi.”
Per i più avventurosi, la prossima tappa del turismo è già scritta nella sabbia rossa del Gobi: vivere su Marte, restando sulla Terra.



