In un celebre passaggio della Bibbia, quello dedicato alle nozze di Cana, Gesù compie uno dei suoi miracoli più iconici: la trasformazione dell’acqua in vino. Secondo la scienza non si tratta di un sapere apparso all’improvviso con Gesù. Al contrario, le popolazioni antiche conoscevano già da millenni un metodo naturale per ottenere una bevanda alcolica partendo dall’acqua. Un recente studio giapponese ha riportato l’attenzione su questa pratica dimenticata, dimostrando che la fermentazione era possibile molto prima dell’episodio narrato nelle Scritture.
Il vino prima della storia sacra
La produzione del vino accompagna l’umanità da circa 8.000 anni, ben prima dell’epoca romana e della diffusione del cristianesimo. Ovviamente non esistevano le tecnologie moderne, né sofisticate discussioni su botti e contenitori, ma i principi fondamentali della fermentazione erano già presenti. Alcuni elementi chiave di quel processo sono rimasti sorprendentemente simili fino a oggi, a partire da un protagonista invisibile ma essenziale: il lievito Saccharomyces cerevisiae.
Il ruolo chiave dei lieviti
Il Saccharomyces cerevisiae è un lievito ancora oggi largamente utilizzato nella produzione di vino e birra. È noto anche come “lievito di birra” e ha la capacità di trasformare gli zuccheri in alcol attraverso la fermentazione. Secondo i ricercatori, è improbabile che gli antichi utilizzassero uva fresca nel modo in cui lo facciamo oggi. Molto più plausibile è l’impiego dell’uva passa, che risulta naturalmente ricca di lieviti e zuccheri ed è quindi un veicolo ideale per avviare la fermentazione.
L’esperimento che trasforma l’acqua in vino
Per verificare questa ipotesi, gli scienziati hanno condotto un esperimento controllato. I grappoli d’uva sono stati essiccati per 28 giorni utilizzando tre metodi diversi: incubatrici, esposizione al sole e una combinazione delle due tecniche. L’uvetta ottenuta è stata poi immersa in acqua per un periodo di due settimane.

Il risultato è stato sorprendente ma chiaro: tutti e tre i campioni hanno fermentato, producendo concentrazioni di etanolo significativamente più elevate rispetto all’acqua iniziale. In termini scientifici, l’acqua si è effettivamente trasformata in una bevanda alcolica grazie alla fermentazione naturale degli zuccheri presenti nell’uva passa.
Nessun miracolo, ma pura fermentazione
Non si tratta ovviamente di un miracolo nel senso religioso del termine, bensì di un processo chimico e biologico ben noto. La presenza di zuccheri e lieviti innesca la fermentazione alcolica, durante la quale i microrganismi si nutrono degli zuccheri producendo alcol ed energia. È lo stesso principio alla base della produzione del vino moderno, applicato però con mezzi estremamente semplici.
Si può rifare a casa? La risposta della scienza
La domanda sorge spontanea: è possibile replicare questo processo in casa? Il responsabile dello studio, Wataru Hashimoto, ha risposto in modo netto: no, almeno non con i prodotti comunemente in commercio. Il metodo funziona solo con uva non trattata, simile a quella utilizzata in antichità.
La maggior parte dell’uvetta disponibile nei supermercati è infatti ricoperta da uno strato oleoso che impedisce l’attività dei lieviti e blocca la fermentazione. Senza queste condizioni naturali, il “trucco” degli antichi non può funzionare.
Un sapere antico riscoperto dalla ricerca
Questa scoperta non ridimensiona il valore simbolico del racconto biblico, ma aggiunge un tassello affascinante alla storia dell’uomo e del vino. Dimostra come pratiche apparentemente misteriose affondino spesso le loro radici in conoscenze empiriche tramandate nel tempo.
Molto prima dei testi sacri e delle cantine moderne, l’uomo aveva già imparato a sfruttare la natura per trasformare l’acqua in vino. Non per miracolo, ma per osservazione, esperienza e una sorprendente comprensione dei processi naturali.
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