Il conto dei regali comprati online potrebbe diventare più salato già dal 2026. Con l’approvazione della Manovra da parte del Senato il 23 dicembre, entra ufficialmente in vigore una nuova misura che incide sulle spedizioni provenienti dai Paesi fuori dall’Unione Europea: per ogni pacco di valore inferiore ai 150 euro sarà richiesto un contributo fisso di due euro. Un cambiamento che segna un passaggio importante nella regolazione del commercio digitale globale e che anticipa una più ampia riforma europea.
La nuova regola nella Legge di Bilancio 2026
La norma è contenuta nel testo della Legge di Bilancio per il triennio 2026-2028. L’obiettivo dichiarato è coprire i costi amministrativi legati alle procedure doganali delle spedizioni di modico valore provenienti da Paesi extra UE. Il contributo viene riscosso direttamente dagli uffici doganali al momento dell’importazione definitiva delle merci.
Il provvedimento riguarda esclusivamente i beni con valore dichiarato non superiore a 150 euro e provenienti da Stati non appartenenti all’Unione Europea. La soglia dei 150 euro resta quindi uno spartiacque decisivo: oltre questo limite nulla cambia, così come non cambia nulla per le spedizioni che partono dall’Italia o da altri Paesi membri.
Perché è stata introdotta la tassa sui pacchi
L’intervento del governo italiano si inserisce in un contesto europeo già fortemente orientato a rivedere le regole del commercio digitale. Negli ultimi incontri dell’ECOFIN, i ministri delle Finanze dell’Unione hanno condiviso la necessità di frenare l’enorme flusso di merci a basso costo che ogni anno entra nel mercato europeo, citando apertamente i casi di piattaforme come Temu e Shein come esempi di concorrenza distorsiva.
Secondo i dati della Commissione Europea, solo lo scorso anno sono arrivati nell’UE circa 4,6 miliardi di articoli di basso valore che non erano soggetti a dazi, una cifra che ha spinto le istituzioni a intervenire. La riforma comunitaria più ampia prevede infatti l’eliminazione della storica esenzione dai dazi per i beni sotto i 150 euro, ma la piena applicazione scatterà solo nel 2028, quando sarà operativa la nuova piattaforma doganale dell’Unione.

Per questo diversi governi, tra cui quello italiano, hanno chiesto misure immediate. Il 12 dicembre l’ECOFIN ha approvato una tassa europea di tre euro per i prodotti sotto i 150 euro che entrerà in vigore dal 1° luglio 2026. L’Italia ha deciso di muoversi prima, fissando la propria tariffa a due euro già dal 1° gennaio 2026.
Cosa prevede nel dettaglio la norma italiana
Il testo approvato dal Senato è chiaro. Viene istituito un contributo di due euro per ogni spedizione di beni provenienti da Paesi terzi con valore dichiarato fino a 150 euro. L’importo è dovuto per ciascun pacco e viene incassato al momento dell’importazione, nel rispetto della normativa doganale europea.
Una precisazione importante emerge dai commi 126, 127 e 128: la tassa non riguarda in alcun modo le spedizioni nazionali o quelle provenienti da altri Paesi dell’Unione. Viene così esclusa una delle ipotesi più temute nelle settimane precedenti, cioè l’estensione del contributo anche al commercio interno europeo.
Come cambiano gli acquisti dall’1 gennaio 2026 con la tassa sui pacchi
Dal primo giorno del 2026, chi acquista online da piattaforme che spediscono da Paesi extra UE dovrà mettere in conto questo nuovo costo per ogni pacco sotto i 150 euro. Gli ordini più esposti sono quelli effettuati su siti come Temu, AliExpress e, in alcuni casi, anche su Amazon e altri colossi dell’e-commerce quando la merce parte da magazzini fuori dall’Unione.
L’intento della tassa sui pacchi, oltre al rafforzamento delle entrate fiscali, è proteggere le imprese europee colpite dall’invasione di prodotti low cost, spesso caratterizzati da qualità discutibile e prezzi difficilmente sostenibili per la concorrenza locale.
Tutto resta invariato, invece, per le spedizioni provenienti dall’UE e per quelle extra UE di valore superiore a 150 euro.



