Per chi pensava che l’area di Stonehenge avesse ormai svelato tutti i suoi segreti, gli archeologi del Regno Unito hanno appena dimostrato il contrario. Le ultime ricerche condotte nel Wiltshire hanno confermato l’esistenza di una struttura neolitica talmente imponente da sembrare uscita da un racconto antico: un anello monumentale di fosse profonde, realizzato più di 4.000 anni fa da comunità organizzate e sorprendentemente ingegnose.
Un anello misterioso vicino a Stonehenge
A pochi chilometri da Stonehenge, nell’area di Durrington Walls, gli studiosi hanno individuato circa venti fosse disposte in un cerchio perfetto, ognuna larga dieci metri e profonda oltre cinque. La scoperta venne ipotizzata già nel 2020, ma solo ora le analisi più avanzate hanno confermato che non si tratta di fenomeni naturali, bensì di opere scavate intenzionalmente.
La regolarità dello schema lascia sbalorditi: ogni fossa si trova quasi esattamente alla stessa distanza dal centro, segno che le popolazioni neolitiche disponevano di tecniche di misurazione estremamente precise. A rivelarlo è un team dell’Università di Bradford insieme ai ricercatori di St Andrews, che ha combinato tomografia a resistenza elettrica, studi magnetometrici, radar e analisi dei sedimenti per definire forma, profondità e datazione dell’enorme cerchio.
Tecnologie moderne per decifrare un’opera antichissima
Per comprendere quanto fosse vasta e complessa questa struttura, gli archeologi hanno adottato un metodo d’indagine basato sulla sovrapposizione di strumenti diversi. Attraverso carotaggi in profondità, test di luminescenza stimolata otticamente e analisi del DNA vegetale e animale, i ricercatori hanno potuto stabilire che lo scavo delle fosse avvenne in un periodo relativamente breve del tardo Neolitico.

Secondo Vincent Gaffney, che guida il gruppo di ricerca, questi pozzi non erano elementi isolati, ma parte di un paesaggio monumentale progettato con grande attenzione. Le fosse avrebbero potuto delimitare un’area sacra, forse legata a rituali collegati al mondo sotterraneo. Un’ipotesi affascinante che suggerisce un forte simbolismo cosmologico nella progettazione del sito.
Perché questa scoperta cambia tutto
Ciò che più colpisce è la portata del lavoro necessario per creare una struttura così vasta. Richard Bates, uno dei ricercatori coinvolti, sottolinea come lo scavo e il posizionamento di fosse così grandi richiedessero organizzazione, manodopera e capacità di coordinamento che finora non erano state attribuite alle comunità neolitiche dell’area.
Questo anello monumentale non solo conferma l’esistenza di società ben strutturate, ma ridisegna l’immagine dei gruppi che abitarono la regione di Stonehenge: non piccole comunità isolate, bensì gruppi in grado di pianificare e realizzare opere complesse. Le analogie con Stonehenge sono evidenti: precisione geometrica, monumentalità e un profondo significato rituale.
C’è un legame tra Durrington Walls e Stonehenge?
Le nuove datazioni e la coerenza dei materiali ritrovati nei riempimenti delle fosse indicano che gli scavi vennero eseguiti in un lasso di tempo sorprendentemente breve. Un risultato che testimonia un forte spirito comunitario, probabilmente legato a cerimonie e credenze condivise.
Secondo Gaffney, l’imponenza dell’anello mostra la capacità di mobilitare grandi gruppi di persone per uno scopo religioso o simbolico. L’idea che questi scavi potessero rappresentare un confine sacro rafforza il legame tra Durrington Walls e Stonehenge, suggerendo che entrambi i siti facessero parte di un più ampio progetto rituale.
Una scoperta che apre nuove strade
Gli studiosi sono convinti che questa non sarà l’ultima rivelazione. Le tecniche di indagine utilizzate – dalla geofisica avanzata al recupero del DNA ambientale – stanno rivoluzionando l’archeologia del paesaggio e promettono di individuare nuovi elementi ancora nascosti nel sottosuolo del Wiltshire.
L’enorme anello di Durrington Walls, definito la più grande struttura preistorica mai individuata in Gran Bretagna, riscrive una parte fondamentale della storia neolitica e conferma quanto Stonehenge e i suoi dintorni abbiano ancora molto da raccontare.






