Ogni anno milioni di persone alzano lo sguardo verso le colonne di Piazza San Marco a Venezia, dove svetta il Leone alato, simbolo della città e del suo santo patrono. È l’icona che racconta da secoli la potenza della Serenissima, presente su palazzi, monete, bandiere e persino prodotti commerciali. Ma un nuovo studio pubblicato sulla rivista Antiquity ha ribaltato la narrazione: il Leone non è nato a Venezia, né in Italia o in Grecia, ma in Cina, più di mille anni fa.
Secondo i ricercatori, la statua bronzea era in origine un zhènmùshòu, creatura mitologica destinata a proteggere le tombe dagli spiriti maligni. Solo dopo la sua misteriosa comparsa a Venezia, probabilmente nel XIII secolo, venne trasformata nel simbolo di San Marco.
Un aspetto che non convinceva
Per secoli gli studiosi hanno notato che il Leone di Venezia non somigliava a nessun leone occidentale. Il muso è schiacciato, i denti sporgenti, le orecchie strane, quasi umane. La postura appare rigida e innaturale, mentre le ali sembrano applicate più per aggiunta che per coerenza anatomica.
Non era in linea con i leoni romanici o gotici scolpiti in Europa nello stesso periodo. Più che un re della savana, sembrava un mostro da leggenda. Questo enigma stilistico ha spinto gli archeologi a indagare con nuove tecniche scientifiche.

La prova dal laboratorio: il metallo parla cinese
Il team guidato da Massimo Vidale, archeologo dell’Università di Padova, ha condotto analisi isotopiche sul piombo contenuto nel bronzo della statua. Tre campioni — prelevati dalla criniera, da un’ala e da un perno — hanno mostrato una corrispondenza perfetta con i giacimenti metalliferi della Cina sud-orientale, in particolare nelle province di Anhui e Zhejiang, lungo il fiume Yangtze.
Questa “firma chimica” è unica: nessun altro giacimento al mondo coincide. Non si tratta quindi di una teoria suggestiva, ma di una prova scientifica: la lega metallica del Leone di San Marco viene dalla Cina Tang (VII-IX secolo).
Corna eliminate e criniera aggiunta
Gli studiosi hanno inoltre rilevato segni di trasformazione successiva. Sotto la criniera attuale si intravedono superfici lisce e tagli netti, indizio che la creatura originaria avesse corna, successivamente rimosse. Un dettaglio fondamentale: adottare un animale con le corna sarebbe stato inaccettabile per una repubblica cristiana, dove le corna erano simbolo diabolico o di sventura.
Così, al mostro funerario venne aggiunta una criniera leonina e le ali furono mantenute, trasformandolo nel Leone alato di San Marco che conosciamo oggi. Una metamorfosi artistica e politica che rispondeva perfettamente al bisogno di un nuovo emblema identitario per Venezia.
La rotta dei Polo e l’arrivo in Laguna
Il mistero rimane: come arrivò la statua dalla Cina a Venezia? L’ipotesi più affascinante riguarda i fratelli Polo, Niccolò e Maffeo, padre e zio del celebre Marco. Tra il 1260 e il 1270 i due mercanti veneziani raggiunsero la corte del Kublai Khan a Pechino, portando con sé doni, conoscenze e oggetti rari.
In quel periodo, molti zhènmùshòu venivano distrutti o dispersi, poiché la tradizione funeraria stava cambiando. I Polo avrebbero potuto recuperare la statua e portarla a Venezia, città che in quegli anni cercava un nuovo simbolo forte dopo la perdita di Costantinopoli nel 1261. Un leone alato, rielaborato come icona cristiana, divenne il candidato perfetto.
Un simbolo globale prima della globalizzazione
La scoperta non sminuisce il Leone di San Marco, ma lo rende ancora più affascinante. Non è un falso, ma un oggetto migrato lungo la Via della Seta, trasformato culturalmente e religiosamente fino a diventare il cuore dell’identità veneziana.
Un animale mitologico nato in Cina, riplasmato a Venezia, adottato come simbolo politico e spirituale. Una storia che dimostra quanto il mondo medievale fosse già connesso ben prima della modernità.
Guardare il Leone con occhi nuovi
La prossima volta che lo guarderemo, sospeso sulla colonna in Piazza San Marco, non vedremo soltanto un leone. Vedremo un frammento di storia globale: un viaggio lungo secoli, continenti e culture. Un simbolo che, come Venezia stessa, nasce dall’incontro e dalla trasformazione.
E forse, nel suo sguardo enigmatico, ritroveremo ancora un po’ delle corna segate, della sua origine orientale e della forza con cui il mito si reinventa nel tempo.






