Durante le feste natalizie, ma non solo, il salmone è uno dei protagonisti assoluti delle tavole italiane. Affumicato, crudo o cotto, è apprezzato per il suo gusto delicato e la sua versatilità in cucina. Il suo consumo è in costante aumento e oggi circa il 90% del salmone presente in Italia arriva dalla Norvegia, con importazioni cresciute sensibilmente negli ultimi anni. Proprio per questo, però, riconoscere un prodotto davvero fresco e di ottima qualità è diventato sempre più importante. Tra filetti già pronti, tranci confezionati e pesce intero in esposizione, non sempre è facile orientarsi. Imparare a leggere i segnali giusti permette non solo di ottenere un risultato migliore in cucina, ma anche di tutelare la sicurezza alimentare ed evitare acquisti deludenti.
Colore, consistenza e odore: i primi segnali da non sottovalutare
Il primo elemento da osservare in un salmone è la polpa. Un prodotto fresco presenta una carne compatta, umida al punto giusto e mai viscida. Alla vista, il colore deve essere uniforme e naturale: può variare dall’arancione intenso del salmone atlantico al rosa più tenue di alcune specie del Pacifico, ma non deve mai apparire spento o macchiato. Zone scure, bordi ingrigiti o fibre che sembrano separarsi sono spesso segni di ossidazione o di conservazione non ottimale.

Un piccolo test può aiutare anche i meno esperti: premendo leggermente la polpa con un dito, la carne dovrebbe tornare subito alla forma originaria. Se rimane l’impronta o la superficie appare troppo molle, è meglio diffidare. Anche l’odore è un indicatore fondamentale. Il salmone fresco sprigiona un profumo delicato di mare, mai pungente. Sentori acidi, ammoniacali o troppo intensi sono un campanello d’allarme che indica un prodotto non più al massimo della freschezza.
Occhi, branchie ed etichette: come valutare il salmone intero o confezionato
Quando si acquista un salmone intero, l’osservazione si estende a occhi, branchie e pelle. Gli occhi devono essere lucidi, trasparenti e leggermente sporgenti, mai opachi o infossati. Le branchie sono un altro indicatore chiave: in un pesce fresco appaiono rosse o rosso vivo e umide, mentre tonalità brunastre o secche suggeriscono che il salmone è rimasto troppo a lungo esposto. La pelle, infine, deve risultare elastica e brillante, con squame ben aderenti.
Nel caso del salmone affumicato o già porzionato, l’attenzione va posta sull’uniformità del colore e sulla consistenza. La presenza di liquido torbido nella confezione o una carne eccessivamente morbida possono indicare una qualità inferiore o una conservazione non corretta. Anche in questo caso, l’aroma deve essere pulito e delicato, senza note anomale.
Un ultimo aspetto spesso sottovalutato è l’etichetta. Provenienza, specie e metodo di allevamento incidono sul sapore e sulla struttura della carne. Il salmone selvaggio ha carni più magre e un gusto deciso, mentre quello allevato risulta generalmente più tenero. Affidarsi a pescherie di fiducia, con un’alta rotazione del prodotto, resta comunque la scelta migliore. Chiedere informazioni sulla data di pesca o di affumicatura e preferire filetti tagliati al momento può fare la differenza tra un piatto ordinario e uno davvero riuscito.






