Una recente ricerca condotta dall’Università di Bergen, istituzione accademica norvegese di rilievo fondata nel 1946, ha acceso i riflettori su un rischio poco conosciuto ma significativo legato alle attività domestiche quotidiane: le pulizie di casa potrebbero compromettere la salute polmonare in modo simile a chi fuma abitualmente. Lo studio, pubblicato sul rinomato American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine, ha monitorato per vent’anni oltre 6.000 partecipanti per valutare gli effetti respiratori dell’esposizione frequente a prodotti per la pulizia.
Effetti delle pulizie sulla funzionalità polmonare: i dati dello studio
L’indagine ha evidenziato che, in particolare tra le donne, l’esposizione regolare a detergenti, soprattutto in spray, è associata a un declino della funzionalità polmonare. Il confronto più discusso riguarda il danno respiratorio che si avvicina a quello prodotto da un consumo stimato di “20 pacchetti di sigarette all’anno”, ossia circa una sigaretta al giorno, e non 20 sigarette al giorno come spesso erroneamente riportato nei media.
Il parametro funzionale considerato, il FEV1 (Forced Expiratory Volume in 1 second), ha mostrato una perdita media annua di aria espirabile maggiore nelle donne impegnate nelle pulizie sia domestiche che professionali rispetto a quelle non esposte. In termini pratici, si osserva un’accelerazione del fisiologico declino della capacità polmonare legata all’età, con una perdita supplementare di circa 3,9-4,3 ml all’anno rispetto ai valori attesi. Analogamente, la FVC (Forced Vital Capacity) ha subito una riduzione più marcata nelle donne esposte ai prodotti chimici.
Rischi respiratori e cause chimiche
Il danno alla salute polmonare è attribuibile principalmente alle particelle ultrafini rilasciate durante l’uso di spray e detergenti chimici, che provocano infiammazioni croniche delle vie respiratorie e un precoce invecchiamento polmonare. Questi effetti sono più evidenti nelle donne, che mediamente trascorrono più tempo in contatto con tali sostanze, sia nell’ambito domestico sia lavorativo.
È noto da tempo che certi composti, come vapori di ammoniaca, cloro (ipoclorito di sodio) e formaldeide, possono irritare le vie aeree e peggiorare condizioni preesistenti come l’asma bronchiale. Tuttavia, questo studio è tra i primi a quantificare l’impatto a lungo termine anche su soggetti non asmatici, delineando un quadro di possibile rimodellamento bronchiale e ostruzione stabile.
Strategie per una pulizia più sicura
Gli esperti invitano a ridurre l’uso di spray e a preferire metodi di pulizia meno invasivi e più naturali. Alcuni consigli pratici includono:
- Utilizzare panni in microfibra e acqua anziché detergenti spray.
- Arieggiare adeguatamente gli ambienti durante e dopo le pulizie per eliminare residui chimici.
- Evitare profumi sintetici che possono contenere composti volatili irritanti.
- Preferire prodotti ecologici o soluzioni autoprodotte a base di ingredienti come aceto, bicarbonato e limone.
Questi accorgimenti possono limitare l’esposizione a sostanze nocive senza rinunciare alla pulizia e all’igiene domestica.
L’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine, che pubblica studi peer-reviewed nell’ambito della medicina respiratoria, continua a rappresentare un punto di riferimento nella divulgazione scientifica su temi legati alla salute polmonare. La ricerca dell’Università di Bergen si inserisce in questo solco, offrendo dati concreti per una maggiore consapevolezza dei rischi legati all’uso quotidiano di detergenti.






