Negli ultimi anni il tema della pensione anticipata per i caregivers è diventato sempre più rilevante. Si parla di lavoratori e lavoratrici che si fanno carico della cura quotidiana di un familiare con disabilità grave, riconosciuta ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della Legge 104/1992. Per queste persone, spesso chiamate a conciliare occupazione e assistenza, la normativa prevede due strumenti specifici per accedere prima all’uscita dal mondo del lavoro.
La questione è stata posta anche da una commerciante di 63 anni con 30 anni di contributi e cinque anni di attività da caregiver. La risposta, secondo la legislazione vigente, passa proprio dalle due opzioni principali che oggi consentono di non attendere i 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia.
APE Sociale: uscita a 63 anni con requisiti precisi
La prima misura è l’APE Sociale, un sostegno economico che può essere richiesto da chi, entro il 31 dicembre, compie almeno 63 anni e 5 mesi. Tra i beneficiari rientrano i caregivers, a patto che abbiano almeno 30 anni di contributi e assistano da non meno di cinque mesi un familiare disabile grave.
L’importo massimo erogato dall’APE Sociale è di 1.500 euro lordi al mese, fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia. Non è cumulabile con redditi da lavoro superiori a 5.000 euro annui, fatta eccezione per attività occasionali. Prima della domanda di pensione vera e propria, è necessario inoltrare la richiesta di certificazione del diritto presso l’INPS, che verificherà il possesso di tutti i requisiti richiesti.
L’APE Sociale si affianca ad altre categorie di lavoratori tutelate, come gli invalidi civili con almeno il 74% di invalidità, i disoccupati e chi svolge mansioni gravose. Per i caregivers, però, rappresenta una delle strade più concrete per anticipare l’uscita, soprattutto quando i carichi familiari rendono difficile proseguire l’attività lavorativa.
Opzione Donna: requisiti anagrafici e contributivi
La seconda possibilità è Opzione Donna, destinata esclusivamente alle lavoratrici. Per il 2025 i requisiti prevedono almeno 61 anni di età e 35 anni di contributi, con riduzioni anagrafiche a seconda della maternità: 60 anni con un figlio e 59 anni con due o più figli.
Per accedere è necessario che il ruolo di caregiver sia svolto in modo continuativo da almeno sei mesi, convivendo con il familiare disabile, anche se in appartamenti distinti dello stesso stabile. Una particolarità di questa misura è la cosiddetta finestra mobile: il pagamento della prima rata decorre 12 mesi dopo la maturazione dei requisiti per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi dopo per le autonome.
Opzione Donna comporta anche una ricalcolazione contributiva dell’assegno, con possibili penalizzazioni sull’importo finale. Per questo motivo è consigliabile valutare attentamente la convenienza della misura rispetto ad altre soluzioni, magari con il supporto di un patronato o di un consulente previdenziale.
La possibilità per i caregivers di accedere a forme di pensione anticipata resta quindi legata a queste due vie principali. La scelta tra APE Sociale e Opzione Donna dipende dall’età, dall’anzianità contributiva e dal genere del lavoratore. In ogni caso, prima di procedere con la domanda, è fondamentale verificare la propria posizione contributiva ed evitare errori che possano compromettere l’accesso a un diritto pensato per chi, ogni giorno, dedica tempo e energie alla cura dei propri cari.






