Girare senza libretto è impossibile, ma in molti non sanno che anche un documento perfettamente conservato può diventare improvvisamente non valido. Le norme sulla circolazione dei veicoli cambiano di continuo e chi non si adegua rischia di pagare caro. A fare le spese di questa transizione saranno ancora una volta gli automobilisti, con un numero crescente di pratiche e spese che nel 2026 potrebbero toccare cifre record.
Quando il libretto non basta più: arriva il DUC (e la burocrazia si complica)
Per decenni il libretto di circolazione è stato quel foglietto piegato nel cruscotto, utile solo in caso di controllo. Ora, però, entra in scena il DUC – Documento Unico di Circolazione, un modulo che unisce libretto e certificato di proprietà in un unico documento. L’obiettivo era semplificare, ma per molti automobilisti il risultato è l’opposto: più confusione, più passaggi e più costi.
Chi possiede ancora i documenti separati non deve correre subito in Motorizzazione: restano validi finché sono leggibili e integri. Ma se si verifica un deterioramento, uno smarrimento, un furto o un passaggio di proprietà, scatta automaticamente il rilascio del DUC. Non serve chiederlo, viene emesso d’ufficio.
Il vero problema arriva quando il libretto è rovinato o parzialmente illeggibile e non lo si sostituisce in tempo. In questo caso, il rischio è una multa fino a 1700 euro, oltre alla sospensione temporanea del veicolo. E la procedura per ottenere un nuovo documento non è affatto rapida: in molte province italiane, gli uffici della Motorizzazione Civile hanno tempi d’attesa che superano anche i due mesi.
Risultato? Chi non vuole restare con l’auto ferma si affida alle agenzie di pratiche automobilistiche, che si occupano di tutto — ma a pagamento.
I nuovi costi del DUC: la “semplificazione” che fa pagare di più
In teoria, rifare il libretto costa 10,20 euro. Ma tra moduli da compilare, bollini, diritti PRA e commissioni, la cifra reale è spesso molto più alta. Chi si rivolge a un’agenzia finisce per spendere fino a 70 euro per ottenere un foglio che, nella sostanza, contiene le stesse informazioni del vecchio documento.
Questo perché il DUC sostituisce anche il certificato di proprietà e comporta imposte aggiuntive, tasse di bollo e oneri di sistema. Se la pratica finisce nel nuovo archivio informatico del Ministero, non è più possibile richiedere il vecchio libretto: si passa direttamente al Documento Unico, con costi più elevati e una burocrazia completamente digitalizzata.
Per molti automobilisti, insomma, la “semplificazione” ha portato a tempi più lunghi e spese triplicate. L’obiettivo iniziale era ridurre la carta e velocizzare le procedure, ma la realtà racconta tutt’altro: moduli online che non funzionano, code in Motorizzazione e cittadini costretti a pagare professionisti pur di non restare bloccati.
Le associazioni dei consumatori, come l’Unione Nazionale Consumatori, hanno già segnalato che la gestione del DUC sta creando un imbuto amministrativo, con pratiche rallentate e scarsa chiarezza sui costi effettivi. E con il 2026 alle porte, quando il Documento Unico diventerà lo standard obbligatorio, il numero di richieste rischia di aumentare a dismisura.
Chi vuole evitare brutte sorprese dovrebbe quindi verificare lo stato del proprio libretto e, in caso di deterioramento, avviare per tempo la sostituzione. Perché tra file, moduli e bolli, l’unico modo per risparmiare è agire prima che il sistema decida al posto nostro.






