Negli ultimi anni il dibattito sull’aspartame, uno degli edulcoranti artificiali più diffusi al mondo, è stato rianimato da numerosi studi scientifici e valutazioni da parte delle maggiori autorità sanitarie internazionali. L’aspartame (E951), un dipeptide formato da acido aspartico e fenilalanina, è utilizzato da decenni come dolcificante a basso contenuto calorico, circa 200 volte più dolce del saccarosio, presente in una vasta gamma di alimenti e bevande. Tuttavia, le sue potenziali implicazioni per la salute, soprattutto in relazione al consumo a lungo termine, continuano a essere oggetto di approfondimenti e controversie.
Nuove evidenze dagli studi sugli effetti a lungo termine dell’aspartame
Uno studio recente, pubblicato sulla rivista Biomedicine & Pharmacotherapy, ha approfondito per la prima volta gli effetti dell’assunzione a lungo termine di aspartame in un modello animale, colmando due importanti lacune degli studi precedenti: l’osservazione non solo degli effetti immediati ma anche di quelli cronici, e la somministrazione di dosi vicine a quelle realistiche per il consumo umano. In questo esperimento, topi sottoposti a un regime intermittente di assunzione di dosi moderate di aspartame (circa un sesto della dose massima accettabile) per un anno hanno mostrato cambiamenti significativi nel metabolismo cerebrale e nella funzionalità cardiaca.
Attraverso esami di imaging cerebrale (PET), è stata rilevata una fase iniziale di maggior utilizzo di glucosio da parte dei neuroni, seguita da una marcata riduzione dopo sei mesi, con un consumo energetico cerebrale dimezzato a dieci mesi. Questo indica un possibile stato di stress metabolico e un progressivo sottoutilizzo della principale fonte energetica cerebrale. Inoltre, i livelli di lattato cerebrale, prodotto metabolico degli astrociti che supportano i neuroni, risultavano significativamente elevati, suggerendo un funzionamento inefficiente e una condizione di “modalità emergenza” che potrebbe compromettere funzioni cognitive quali memoria, attenzione e problem solving.
Parallelamente, è stata osservata una riduzione dell’efficienza cardiaca: le camere cardiache si riempivano meno e la quantità di sangue pompata per battito risultava inferiore, con conseguente minore apporto di sangue ossigenato agli organi, incluso il cervello. Sebbene i topi trattati avessero accumulato il 20% di grasso corporeo in meno rispetto al gruppo di controllo, questo grasso si distribuiva in modo patologico attorno agli organi interni (grasso viscerale), una condizione associata a stress metabolico e affaticamento cardiaco.
Le valutazioni delle agenzie sanitarie internazionali
Dal punto di vista regolatorio, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), organo specializzato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con sede a Lione, ha classificato l’aspartame nel 2023 come sostanza “possibilmente cancerogena per l’uomo” (gruppo 2B), basandosi su prove limitate di cancerogenicità negli esseri umani e insufficiente evidenza negli animali da esperimento. È importante sottolineare che questa classificazione indica un potenziale rischio, senza quantificare la probabilità o la gravità dell’effetto, che dipendono da fattori quali la dose e la durata dell’esposizione.
Parallelamente, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), che ha da anni il compito di valutare la sicurezza degli additivi alimentari nell’Unione Europea, ha confermato nel 2013 e successivamente ribadito la sicurezza dell’aspartame entro la dose giornaliera ammissibile (DGA) di 40 mg per chilogrammo di peso corporeo al giorno. Questa soglia è stata mantenuta nonostante le nuove evidenze e sarà oggetto di una nuova valutazione in corso, che terrà conto degli studi più recenti, compresi quelli relativi alla miscela di aspartame e acesulfame K (E962).
L’EFSA ha inoltre precisato che l’esposizione media dei consumatori europei si mantiene ben al di sotto della DGA e che l’aspartame è uno degli additivi alimentari più rigorosamente controllati, con una lunga storia di autorizzazioni e revisione scientifica. Tuttavia, l’assunzione è sconsigliata in specifiche categorie, come donne in gravidanza, bambini e persone affette da fenilchetonuria, a causa della presenza di fenilalanina.
L’EFSA e altre autorità continuano a monitorare e aggiornare le valutazioni scientifiche, invitando a fornire dati aggiuntivi e mantenendo un dialogo trasparente con il pubblico e gli stakeholder per garantire un uso consapevole e sicuro degli edulcoranti come l’aspartame.






