Chiunque abbia visto Fantozzi ricorda quella scena surreale e tragicomica dell’ultimo dell’anno: il ragioniere e i suoi compagni di sventura festeggiano in strada, tra spumante tiepido e allegria forzata, quando dall’alto piomba una cucina economica che si schianta sulla Bianchina. È una gag perfetta, esagerata ma incredibilmente familiare, perché prende di mira una delle usanze italiane più curiose legate al Capodanno: buttare via le cose vecchie per salutare l’anno che se ne va.
Capodanno e l’usanza di buttare via le cose vecchie
L’idea alla base di questa tradizione è semplice e antica: liberarsi del passato per fare spazio al nuovo. Gettare un oggetto usurato, rotto o semplicemente superato diventa un gesto simbolico, quasi rituale, per lasciarsi alle spalle problemi, sfortuna e fatiche accumulate nei dodici mesi precedenti. Non è un caso che il Capodanno, più di ogni altra festa, sia carico di significati propiziatori: si mangiano cibi “portafortuna”, si indossa qualcosa di rosso e, appunto, si elimina ciò che rappresenta il vecchio.

In alcune città del Sud Italia, soprattutto fino a qualche decennio fa, l’usanza era praticata in modo piuttosto letterale: sedie, piatti, stoviglie e piccoli mobili venivano davvero lanciati dalle finestre. Un gesto liberatorio, rumoroso, quasi catartico, che trasformava le strade in un teatro collettivo del cambiamento. Il cinema di Paolo Villaggio coglie alla perfezione questo spirito, portandolo però all’estremo: la cucina economica che cade sull’auto di Fantozzi non è solo una battuta, ma la metafora di un rito sfuggito di mano, dove il desiderio di rinnovamento diventa pericolosamente concreto.
Le nuove norme di sicurezza
Col tempo, ovviamente, questa tradizione si è molto attenuata. Le norme di sicurezza e il buon senso hanno relegato il “buttare via” a forme più civili: grandi pulizie di fine anno, svuotamento di cantine e armadi, donazioni o semplicemente il proposito di cambiare. Eppure l’idea resta viva. Anche quando non lanciamo nulla dalla finestra, il Capodanno continua a essere il momento in cui sentiamo il bisogno di fare ordine, non solo in casa ma anche nella vita.
Forse è proprio questo il motivo per cui la scena di Fantozzi fa ancora ridere e, allo stesso tempo, riflettere. Dietro l’assurdità della lavatrice volante c’è un’abitudine profondamente italiana, fatta di scaramanzia, teatralità e desiderio di rinascita. Un modo un po’ rumoroso, a volte maldestro, ma sincero di dire: “Questo è finito, adesso si ricomincia”.
E così, mentre oggi brindiamo più prudentemente e ci limitiamo a buttare vecchie abitudini piuttosto che elettrodomestici, lo spirito rimane lo stesso. Il Capodanno, in fondo, è ancora quel momento sospeso in cui speriamo che, liberandoci del superfluo, il nuovo anno possa cadere su di noi non come una lavatrice… ma come un’occasione migliore.






