Sydney, 27 giugno 2024 – Lord Howe Island, situata a 600 chilometri a nord-est di Sydney e abitata da circa 400 persone, rappresenta un caso raro di turismo regolato per preservare un ecosistema unico. Sull’isola, dichiarata Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1982, il numero di visitatori non può superare le 400 presenze contemporanee, una misura adottata oltre quarant’anni fa per tutelare le specie endemiche e l’ambiente naturale.
Turismo contingentato e tutela ambientale
La scelta di limitare i posti letto disponibili – una decisione presa dalla Lord Howe Island Board – ha permesso di mantenere intatto il paesaggio e ridurre l’impatto umano. “Il valore sta proprio in ciò che non c’è: qui non si punta a crescere sempre di più, ma a conservare”, ha spiegato Lisa Makiiti, isolana di sesta generazione e titolare del Bowker Beach House. Le prenotazioni per la sua struttura, come per molte altre sull’isola, sono già esaurite fino al 2026. Raggiungere Lord Howe non è semplice: il volo di andata e ritorno da Sydney supera spesso i 1.000 dollari australiani (circa 666 dollari USA), mentre il costo di una notte per due persone varia tra 300 e oltre 4.500 dollari australiani in alta stagione.
Un modello di sviluppo alternativo
Oltre l’85% dell’isola è coperto da foresta nativa, mentre il 70% rientra nella Permanent Park Preserve, dove ogni tipo di sviluppo edilizio è vietato. L’area residenziale si estende su appena il 15% del territorio. “L’idea di espandere le costruzioni qui è quasi inconcepibile”, ha raccontato Dean Hiscox, guida ambientale e fondatore di Lord Howe Environmental Tours. Anche la crescita della popolazione è regolata da norme sull’edilizia abitativa. Molti residenti sono discendenti dei primi coloni arrivati nell’Ottocento. “C’è una forte consapevolezza generazionale del valore di questo stile di vita”, ha aggiunto Ian Hutton, naturalista e curatore del Lord Howe Island Museum.

Biodiversità unica e turismo sostenibile
Nonostante i soli undici chilometri di lunghezza, l’isola ospita centinaia di specie animali e vegetali che non si trovano altrove. Nei boschi si incontrano orchidee rare e uccelli endemici; sulla costa nidificano le colonie del Providence Petrel, un uccello marino che si lascia avvicinare facilmente dai visitatori. “Vivere qui è come stare dentro un documentario di David Attenborough”, ha scritto Hutton sul sito del museo locale.
Le spiagge sono raggiungibili in pochi minuti a piedi o in bicicletta dalle pensioni. “Qui basta una breve uscita in barca per raggiungere la barriera corallina, mentre sulla Grande Barriera Corallina australiana ci vogliono ore”, ha spiegato Hiscox. Il Ball’s Pyramid, il più alto faraglione marino del mondo a 22 chilometri dall’isola principale, è meta di immersioni tra grotte e specie marine rare.
Conservazione attiva e regole severe
La tutela della natura coinvolge anche i visitatori: sono attivi programmi di eradicazione delle specie infestanti, campagne di citizen science e controlli rigorosi all’arrivo – inclusi cani addestrati per individuare roditori o rane nei bagagli. All’inizio dei sentieri escursionistici si trovano stazioni per pulire le scarpe ed evitare la diffusione di funghi. “I cani non cercano droga, ma animali che potrebbero danneggiare l’ecosistema”, ha raccontato Hutton.
Nel 2019 un intervento pubblico ha eliminato ratti e topi introdotti in passato, permettendo la ripresa di specie minacciate come il Woodhen, un raro uccello incapace di volare. L’uso di rodenticidi e le ispezioni nelle proprietà hanno suscitato qualche malumore tra i residenti, ma la maggioranza ha sostenuto l’iniziativa.

Vita quotidiana tra isolamento e adattamento
Fino agli anni Settanta l’isola era raggiungibile solo con idrovolanti da Sydney; oggi il collegamento aereo dura due ore, ma la vita resta scandita da ritmi lenti. Non esistono scuole superiori: i ragazzi studiano a distanza o si trasferiscono sulla terraferma. Tutti i beni arrivano con una nave ogni due settimane – anche un semplice litro di latte costa circa 4 dollari australiani (2,66 dollari USA). Molti coltivano ortaggi o frutta nel clima subtropicale e praticano il baratto tra vicini.
“Quando c’è abbondanza di qualcosa, tutti ne beneficiano”, ha raccontato Darcelle Matassoni della Lord Howe Island Board. La sostenibilità è parte della cultura locale: l’80% dell’elettricità proviene da pannelli solari comunitari, ogni famiglia gestisce autonomamente i rifiuti e tutto ciò che non si può riciclare viene trasformato in compost.
Un equilibrio fragile
Il cambiamento climatico minaccia però molte delle caratteristiche che rendono unica Lord Howe: negli ultimi anni si sono verificati episodi di sbiancamento dei coralli e moria nella foresta nebulosa sulla cima del Mount Gower. “Il futuro dell’isola dipende anche da fattori fuori dal nostro controllo”, ha ammesso Hiscox (fonte: CNN Travel).
Nonostante le difficoltà, la comunità mantiene uno stile di vita improntato alla sobrietà e alla condivisione. “Meno è meglio – più riusciamo a mantenere questa unicità, più restiamo diversi dal resto del mondo”, ha concluso Anthony Riddle, imprenditore locale.






