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Lo smalto che usiamo oggi nasce da riti antichi e invenzioni moderne: la storia che non immagini

by Matilde Giunti
26 Novembre 2025

Sincronizziamo il gesto di aprire una boccetta di smalto con una naturalezza quasi meccanica, come se fosse sempre esistito. E invece questo piccolo prodotto estetico ha attraversato millenni, culture lontanissime e persino laboratori automobilistici e studi dentistici prima di arrivare sulle unghie del 2025. Una trama fitta di simboli, esperimenti e scoperte che raccontano più la storia dell’essere umano che quella della cosmetica.

Le origini dello smalto tra riti, potere e pigmenti naturali che raccontavano l’identità

La prima immagine utile per capire quanto sia antica la storia dello smalto sulle unghie arriva dall’India e dalla Cina del 3000 a.C.. Qui il colore sulle mani non aveva nulla di frivolo: era un gesto che segnava rituali, tradizioni e soprattutto classi sociali. In India, l’estremità delle dita veniva tinta con miscele naturali, un modo per ingentilire il corpo e comunicare appartenenza a determinati riti. In Cina lo scenario cambió: il colore diventò status, con il rosso e il nero riservati alle dinastie regnanti e le tonalità più chiare destinate ai ceti meno privilegiati. La formula non assomigliava per nulla allo smalto moderno: era un composto di gomma arabica, cera d’api, albume e gelatina, un impasto artigianale che anticipava però un concetto preciso, quello dell’unghia come spazio narrativo.

E poi c’erano gli Egizi, che al racconto aggiungono un altro livello: il potere. La miscela usata nella valle del Nilo, un connubio di ocra, resine e grassi, decorava le mani dei più influenti, incluse figure ormai iconiche come Cleopatra, che preferiva toni intensi perché associati all’autoritá. Qui non parliamo ancora di smalto, ma di un henné applicato sull’intera mano, una scelta estetica che diventava quasi manifestazione politica.

Ogni popolo scriveva un capitolo diverso, ma tutti avevano un punto in comune: il colore sulle unghie era un linguaggio. E questa idea, rimasta assopita nei secoli, tornerà alla ribalta quando la tecnologia permetterà di trasformare quei pigmenti antichi in un prodotto nuovo, industriale, destinato a cambiare per sempre il mondo della bellezza.

Dal boom automobilistico all’idea del dentista: come è nato lo smalto moderno e perché oggi lo usiamo tutti

Per vedere nascere davvero lo smalto come lo conosciamo oggi, bisogna saltare direttamente al Novecento. Ed è sorprendente scoprire che tutto comincia… con le automobili. Le prime vernici usate per la carrozzeria avevano una brillantezza che nessun cosmetico riusciva ancora a replicare. Quella lucentezza ispirò chimici e imprenditori, e proprio osservando quei materiali nacquero i primi esperimenti di smalto liquido.

Nel 1911, il chimico americano Northam Warren fondó Cutex e introdusse sul mercato un prodotto per rimuovere le cuticole, un rivoluzionario “dispositivo” che cambiò l’idea della cura delle mani. Ma la vera svolta arrivò poco dopo, quando Warren mise a punto il primo vero smalto moderno, liquido, uniforme e soprattutto industrializzabile. Fu un passaggio decisivo: da miscela artigianale a cosmetico prodotto su larga scala.

Nel 1932, un’altra mente brillante riscrisse le regole: Charles Revson, fondatore di Revlon. Revson perfezionò le texture, aggiunse pigmenti opachi e trasformò lo smalto in un oggetto del desiderio, colorato, consistente, finalmente stabile e disponibile in tonalità che non sbiadivano.

Poi è la volta della scoperta più inaspettata della storia della manicure: il dentista californiano Frederick Slack, negli anni Cinquanta, si scheggiò un’unghia e la riparò usando una resina dentale acrilica, la stessa dei ponti odontoiatrici. Quella resina diventerà la base della ricostruzione in gel, aprendo la strada ai trattamenti professionali come li conosciamo oggi.

L’ultimo tassello arriva nei primi anni Duemila: lo smalto semipermanente, brillante, duraturo, perfetto per chi cerca un colore che resista settimane. Nel 2025 è un’abitudine diffusa, anche se negli ultimi mesi il dibattito sulle formule con TPO ha generato preoccupazioni. Le nuove norme europee non vietano il semipermanente, ma puntano a formulazioni più sicure, senza componenti sospetti, mantenendo intatto tutto il fascino di un prodotto che ha attraversato epoche, regni, dinastie, laboratori chimici e perfino studi dentistici.

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