Possedere un’automobile sta diventando un privilegio sempre più esclusivo, lontano dall’essere un diritto accessibile a tutti. Mentre le direttive politiche internazionali spingono con forza verso una transizione ecologica che rende i nuovi modelli economicamente proibitivi per le fasce più giovani della popolazione, i dati recenti sul carico fiscale in Italia confermano un quadro allarmante. Secondo le ultime analisi diffuse dall’Anfia, l’associazione che riunisce le industrie della filiera automobilistica, il gettito derivante dal comparto auto ha raggiunto vette record, incidendo sul Prodotto Interno Lordo in modo sensibilmente superiore rispetto a quanto accade nei principali partner europei. Questa pressione costante sta alimentando un crescente disinteresse verso le vetture di ultima generazione, percepite ormai come un miraggio finanziario.
Tasse sulle automobili, un incasso record per le casse pubbliche
Nel corso del 2024, il sistema fiscale italiano, articolato tra Stato centrale ed enti locali, ha drenato dal settore della motorizzazione la cifra astronomica di 83,04 miliardi di euro. Si tratta di un incremento del 4,5% rispetto all’anno precedente, un dato che certifica come l’auto sia diventata uno dei bancomat preferiti della pubblica amministrazione. Il confronto con le altre grandi economie dell’Unione Europea, come Germania, Francia e Spagna, risulta impietoso per gli automobilisti del Belpaese: in Italia la spesa legata alla fiscalità automobilistica incide per il 3,7%, a fronte di una media continentale che si ferma al 2,9%.
L’illusione di un calo della pressione tributaria
Nonostante la filiera delle quattro ruote sia letteralmente soffocata dalle tasse, guardando alla percentuale complessiva delle entrate statali si nota una lieve flessione dell’incidenza, passata dal 13,6% al 13,4%. Questo fenomeno non è dovuto a una riduzione dei prelievi sugli automobilisti, ma al fatto che le altre forme di tassazione nazionale sono cresciute ancora più velocemente, con un balzo del 5,6%.

In questo contesto, spicca il dato sull’IVA relativa alla gestione quotidiana del veicolo: per riparazioni, acquisto di pneumatici, ricambi e accessori, gli italiani hanno sborsato oltre 14 miliardi di euro, segnando un aumento del 15,5% che colpisce direttamente chi cerca di mantenere in efficienza il proprio mezzo.
Per i giovani è difficile comprare un’automobile nuova
La scure del fisco non risparmia nemmeno i servizi essenziali legati alla proprietà. Le polizze assicurative RC Auto e le relative coperture facoltative hanno registrato un incremento del 7,5%, mentre l’Imposta Provinciale di Trascrizione, necessaria per ogni passaggio di proprietà sia sul nuovo che sull’usato, è salita di oltre sei punti percentuali. Questa situazione drammatica sta portando a un cambiamento sociologico profondo: le nuove generazioni stanno rinunciando in massa al conseguimento della patente di guida. Quello che un tempo era considerato il simbolo supremo di indipendenza e una passione generazionale è oggi visto come un onere economico insostenibile, portando i giovani a escludere a priori la possibilità di acquistare un’auto moderna.
La morsa dei carburanti e il futuro del diesel
La voce di spesa più gravosa per le famiglie resta comunque quella legata al rifornimento, che da sola garantisce quasi la metà del gettito totale della filiera, sfiorando i 40 miliardi di euro. Gli analisti ricordano spesso che il prezzo alla pompa non dipende solo dalle quotazioni del petrolio greggio, ma è gonfiato da una struttura complessa che include accise, costi di logistica, raffinazione e margini della distribuzione. Le previsioni per i prossimi mesi non lasciano presagire nulla di buono, specialmente per il gasolio, il cui costo è destinato a subire ulteriori rincari. Questa tendenza penalizza duramente chi non può permettersi il passaggio all’elettrico e continua a fare affidamento su veicoli a combustione interna, spesso datati.
Prospettive incerte per il mercato delle automobili
Secondo le proiezioni guidate dal presidente dell’Anfia, Roberto Vavassori, il carico fiscale dovrebbe assestarsi sugli 83 miliardi anche nel prossimo futuro, nonostante si preveda una contrazione delle vendite di circa il 2,5%. Questi numeri descrivono una crisi del mercato che si scontra con una pressione tributaria che non accenna a diminuire. Alla luce di tali dati, appare urgente un intervento delle istituzioni per invertire la rotta. La sfida per il Governo sarà quella di trovare soluzioni per alleggerire i costi record entro il 2026, evitando che l’automobile diventi definitivamente un bene di lusso precluso alla maggioranza dei cittadini.
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