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Li utilizzi spesso anche tu in cucina? Occhio, perché potrebbero essere molto pericolosi

Nuove ricerche evidenziano rischi per salute e ambiente legati ai taglieri in plastica: microplastiche e additivi chimici finiscono nel cibo, cresce la ricerca di alternative

by Marco Viscomi
30 Novembre 2025
Taglieri in plastica, uno studio rivela: “Microplastiche rilasciate durante il taglio degli alimenti”

Taglieri in plastica, uno studio rivela: “Microplastiche rilasciate durante il taglio degli alimenti”

Grand Forks, 29 novembre 2025 – I taglieri, strumenti indispensabili in ogni cucina, sono al centro di un acceso dibattito relativo al rilascio di microplastiche durante il loro utilizzo quotidiano. Negli ultimi anni, i taglieri in plastica hanno sostituito in gran parte quelli in legno, grazie a caratteristiche come leggerezza, facilità di pulizia e resistenza al lavaggio in lavastoviglie, oltre a una maggiore sicurezza microbiologica rispetto al legno. Tuttavia, nuovi studi scientifici hanno evidenziato come questi utensili possano contribuire alla contaminazione da microplastiche, suscitando preoccupazioni sia per l’ambiente sia per la salute umana.

Rilascio di microplastiche dai taglieri: cosa dicono gli studi

La questione principale riguarda la quantità di microplastiche generate durante l’uso di un tagliere in plastica. Secondo una ricerca condotta presso l’Università del Dakota del Nord a Grand Forks, ogni taglio con coltello produce tra le 100 e le 300 particelle di microplastiche, metà delle quali rimane sul tagliere contaminando le acque reflue, mentre l’altra metà si trasferisce direttamente sul cibo. Questo dato, in particolare, apre a una riflessione sull’effettivo assorbimento di queste particelle da parte dell’organismo umano, soprattutto considerando la frequenza con cui si consumano alimenti tagliati su taglieri plastici.

I ricercatori del Dakota del Nord hanno stimato che l’assunzione annuale di microplastiche provenienti dal taglio di cibi come le carote non può essere considerata trascurabile. Tuttavia, alcuni esperti suggeriscono che queste stime potrebbero essere sovradimensionate, poiché non tutte le microplastiche generate sono sufficientemente piccole da poter essere assorbite dall’apparato digerente.

Un tagliere in legno con sopra un salame | IA

Dimensioni delle microplastiche e impatto sulla salute

Le dimensioni rappresentano un fattore cruciale per comprendere la pericolosità delle microplastiche. Secondo la maggior parte degli specialisti, particelle con diametro superiore a 10 micrometri sono generalmente espulse dall’organismo, senza deposito negli organi come fegato o intestino. Recenti studi condotti da un team dell’Università degli Emirati Arabi Uniti su pesce e pollo crudi, tagliati da professionisti, indicano che la soglia potrebbe essere leggermente più alta, attorno ai 15 micrometri. Nel contesto professionale, dove il taglio è più energico, si possono generare particelle di dimensioni maggiori rispetto a quelle prodotte in ambito domestico.

Un dato rilevante emerso dallo stesso studio è che il lavaggio di carne e pesce dopo il taglio elimina solo una piccola parte delle microplastiche, che in gran parte rimangono nel cibo e, successivamente, nell’ambiente, contribuendo così all’inquinamento degli ecosistemi.

Rischi legati ai componenti chimici dei taglieri in plastica

Non solo il rilascio di particelle plastiche rappresenta motivo di preoccupazione, ma anche la cessione di additivi chimici presenti nella plastica. Questi polimeri, pur essendo approvati dalle autorità sanitarie, contengono sostanze potenzialmente dannose che possono essere liberate più facilmente in presenza di calore o durante il contatto con alimenti grassi e oleosi.

Il processo di cottura – che segue quasi sempre il taglio – può accentuare il rilascio di tali additivi, specialmente durante la frittura o la cottura sotto pressione. Anche la pratica comune di tagliare alimenti ancora caldi su taglieri di plastica contribuisce a questo fenomeno.

Studi sugli animali e implicazioni per l’uomo

Gran parte delle ricerche finora sono state svolte su modelli animali. In esperimenti condotti su topi alimentati con cibi preparati su taglieri plastici, si sono riscontrati segni di infiammazione intestinale e alterazioni del microbiota (disbiosi), effetti non osservati nei gruppi alimentati con cibi tagliati su taglieri di legno. La mancanza di microplastiche rilevate nell’organismo degli animali suggerisce che le sostanze chimiche rilasciate dalla plastica siano più responsabili dei danni rispetto ai frammenti stessi.

Alternative e consigli per l’uso dei taglieri

Le alternative ai taglieri in plastica, principalmente quelli in legno, presentano vantaggi e limiti. Il legno, più poroso e delicato, può ospitare contaminazioni microbiche, anche se il rischio viene ridotto con una pulizia accurata dopo ogni utilizzo. Tuttavia, il legno non è ideale per la lavastoviglie e tende a deteriorarsi, soprattutto se esposto frequentemente a calore o detergenti aggressivi.

Un compromesso consigliato da diversi esperti è l’uso combinato: taglieri in plastica dedicati a carne e pesce crudi, e taglieri in legno per gli altri alimenti. È inoltre importante sostituire i taglieri in legno quando mostrano segni di usura, come fessure o linee scure che possono indicare la presenza di batteri. Le microparticelle di legno rilasciate durante il taglio sono di origine vegetale e risultano generalmente innocue per il sistema digerente.

Tra le altre opzioni emergenti si trovano taglieri in acciaio inox o in materiali come il vetro e il bamboo, che offrono superfici poco porose e facilità di pulizia, spesso compatibili con il lavaggio in lavastoviglie. Tuttavia, l’uso di taglieri in acciaio può richiedere una manutenzione maggiore per quanto riguarda l’affilatura dei coltelli.

 

Tags: Taglieri

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