Un porto che appare tranquillo può nascondere un conto da pagare: basta spostare il cursore su una costa qualsiasi della mappa per vedere come cambiano le quote d’acqua nel tempo. La nuova mappa interattiva del Sea Level Change Team della NASA mette in scena decenni di cambiamenti e mostra, punto per punto, quanto potrebbe salire il livello del mare fino al 2150. Non è un esercizio teorico: è uno strumento che collega dati osservativi e modelli, e che consegna a cittadini e amministratori una fotografia dinamica delle aree costiere.
Una finestra sui dati: come funziona la mappa
Lo strumento si basa sulle valutazioni dell’IPCC e permette di scegliere un decennio tra il 2020 e il 2150 per visualizzare proiezioni locali. Cliccando su qualsiasi punto di oceano o costa l’utente ottiene una descrizione delle componenti che concorrono all’innalzamento: la perdita di massa delle calotte, i contributi dei ghiacciai e l’espansione delle acque per effetto del riscaldamento. I risultati derivano dall’incrocio di osservazioni satellitari, misure a terra e simulazioni numeriche che ricostruiscono scenari a scala globale e locale.
Questo approccio rende visibili differenze importanti: la stessa salita media globale non significa lo stesso impatto ovunque, perché entrano in gioco la subsidenza del suolo, la circolazione oceanica e le variazioni regionali. In alcune aree del Mediterraneo o lungo coste del Nord Europa il livello percepito cambia diversamente rispetto all’Atlantico o al Pacifico. Un dettaglio che molti sottovalutano è che le stime si aggiornano quando nuovi dati satellitari o nuovi modelli migliorano la comprensione del sistema.
La mappa è pensata per uso pubblico e istituzionale: può essere consultata da cittadini curiosi, pianificatori urbani e responsabili delle protezioni costiere. Fornisce non solo numeri ma anche contesti utili per capire dove concentrare misure di adattamento, dalla difesa costiera alle strategie di gestione delle aree umide che assorbono parte dell’energia delle onde.

Perché queste proiezioni cambiano scelte e territori
Le proiezioni presentate non sono una singola previsione ma una gamma di scenari legati alle emissioni e alle risposte del sistema climatico. Le componenti principali restano lo scioglimento delle calotte glaciali e dei ghiacciai, la espansione termica degli oceani e i cambiamenti nella circolazione: insieme determinano quanto e dove il mare si alzerà. Nei modelli più severi il rialzo continua anche oltre il 2100, con conseguenze che riguardano infrastrutture portuali, reti ferroviarie e abitazioni costiere.
Per le amministrazioni locali la mappa è uno strumento operativo: consente di valutare la vulnerabilità di un porto, di una zona di balneazione o di un quartiere urbano. In Italia, per esempio, città come Venezia o aree del delta del Po si confrontano già con la necessità di interventi strutturali e di gestione della pressione idrica. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che l’innalzamento marino non è solo problema delle coste: altera la salubrità delle falde, aumenta i costi di manutenzione delle infrastrutture e cambia i piani urbanistici.
Le scelte di adattamento vanno dalla protezione fisica alle soluzioni basate sulla natura; richiedono fondi, decisioni politiche e pianificazione intersettoriale. Lo strumento della NASA fornisce una mappa chiara dei rischi e delle possibili traiettorie: il compito dei governi, dei gestori e dei cittadini è tradurre questi dati in azioni concrete per ridurre l’esposizione e aumentare la resilienza delle abitazioni italiane e delle infrastrutture costiere.






