Un metodo semplice, basato sulla stimolazione dell’olfatto, ha prodotto “il più grande miglioramento della memoria mai osservato”, secondo un esperto. Con l’avanzare dell’età i cambiamenti sono inevitabili: rughe, capelli grigi e trasformazioni fisiche fanno parte del processo. Ma a preoccupare davvero, per molte persone, è ciò che accade al cervello.
La paura della perdita di memoria: un fenomeno comune
Secondo il Global Brain Health Institute, iniziativa internazionale impegnata nella tutela della salute cerebrale e nella riduzione dell’impatto globale della demenza, oltre la metà delle persone teme di perdere la memoria. Un timore diffuso, che cresce con l’età e spinge la ricerca scientifica a esplorare nuove strategie di prevenzione. Tra queste, una delle più promettenti riguarda un senso spesso sottovalutato: l’olfatto.

Perché gli odori parlano direttamente alla memoria
Il neuroscienziato Michael Leon, già professore all’Università della California a Irvine, ha dedicato la sua carriera allo studio di come le sostanze chimiche influenzano la percezione, arrivando a concentrarsi sul sistema olfattivo. Le sue ricerche mostrano che una stimolazione mirata dell’odorato può potenziare la memoria in modo significativo, con ricadute che vanno dall’apprendimento alla prevenzione di malattie neurodegenerative come Alzheimer e demenza.
Il motivo è anatomico: il sistema olfattivo è collegato direttamente all’ippocampo, il centro della memoria, a differenza di altri sensi che nel corso dell’evoluzione sono stati riorganizzati. Questo legame privilegiato permette agli odori di raggiungere rapidamente le aree profonde del cervello. Un esempio emblematico è quello dei sommelier: anni di allenamento olfattivo si traducono in una memoria particolarmente efficiente. Uno studio del 2016 pubblicato su Frontiers in Human Neuroscience ha rilevato che, nelle aree cerebrali legate alla memoria, la loro corteccia risulta più spessa rispetto alla media, suggerendo una maggiore resistenza alla neurodegenerazione.
Lo studio sugli anziani e il dato che sorprende
Per verificare l’efficacia della stimolazione olfattiva negli anziani, Leon ha condotto uno studio su 43 persone tra i 60 e gli 85 anni. Per sei mesi, metà dei partecipanti ha utilizzato diffusori notturni con oli essenziali, mentre l’altra metà ha ricevuto un trattamento placebo. I risultati hanno sorpreso i ricercatori: il gruppo esposto agli odori ha registrato un miglioramento della memoria del 226 per cento rispetto al gruppo di controllo, un risultato definito senza precedenti.
Studi successivi hanno inoltre confermato una stretta correlazione tra perdita dell’olfatto e numerose patologie neurodegenerative. Un dato particolarmente rilevante alla luce delle conseguenze a lungo termine del COVID-19, che in molti pazienti ha causato deficit olfattivi persistenti. Secondo Leon, l’esposizione regolare a una varietà di odori potrebbe non solo sostenere la salute cerebrale, ma anche favorire il recupero dell’olfatto attraverso semplici attività quotidiane, capaci di stimolare in modo naturale questo potente sistema sensoriale.


