Stoccolma, 1 dicembre 2025 – L’interesse verso modelli alimentari sostenibili, in grado di coniugare il benessere individuale con la tutela ambientale, è in crescita esponenziale a livello globale. La dieta nordica (NNR23), rappresenta oggi un punto di riferimento fondamentale per l’Europa settentrionale, definendo linee guida alimentari integrate per Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia, Estonia, Lettonia e Lituania. Un recente studio pubblicato sul Journal of Nutrition nel 2025 ha analizzato per la prima volta l’impatto dell’aderenza a questo modello sulla mortalità nella popolazione svedese, evidenziando una riduzione del rischio di morte del 23% tra coloro che seguono più fedelmente questa dieta.
Le caratteristiche essenziali della dieta nordica
Le NNR23 propongono un regime alimentare basato su cereali integrali, legumi, frutta e verdura, pesce, latticini magri, noci e semi, limitando fortemente il consumo di carne rossa, carni lavorate e zuccheri aggiunti. Pur essendo principalmente a base vegetale, questa dieta non esclude alimenti di origine animale, risultando quindi flessibile e adattabile. L’aspetto più innovativo di queste linee guida è l’inserimento esplicito di criteri di sostenibilità ambientale, valutati attraverso indicatori come le emissioni di gas serra, il consumo di suolo e di risorse idriche.

Analisi dello studio svedese: risultati e criticità
Lo studio ha coinvolto oltre 76.000 adulti in due grandi coorti, monitorate per una media di quasi 19 anni, utilizzando uno score alimentare continuo per valutare l’aderenza alle NNR23. Nessun partecipante ha raggiunto la piena conformità, ma chi si collocava nel gruppo con il punteggio più alto ha mostrato un rischio di mortalità inferiore del 23%. L’associazione era particolarmente evidente per la mortalità cardiovascolare, mentre risultava meno marcata per quella oncologica. Tra i punti di forza si annoverano l’ampia dimensione del campione, il lungo follow-up e la rigorosa correzione per numerosi fattori confondenti. Tuttavia, le limitazioni intrinseche agli studi osservazionali permangono, tra cui la possibile distorsione dovuta a dati autocompilati e l’inevitabile “effetto stile di vita” associato a comportamenti salutari più generali.
Dieta nordica e dieta mediterranea: convergenze e differenze
Il confronto con il modello mediterraneo, ormai consolidato come standard per la prevenzione cardiometabolica, evidenzia molteplici analogie: entrambe prediligono alimenti di origine vegetale, cereali integrali, legumi e un consumo moderato di pesce, limitando le carni rosse e processate. Le differenze principali riguardano la fonte di grassi – olio d’oliva nella dieta mediterranea, oli vegetali vari in quella nordica – e il ruolo più marcato dei latticini magri nei Paesi nordici. Sebbene la letteratura scientifica sul modello mediterraneo sia più vasta e supportata da studi randomizzati come il PREDIMED, le evidenze emergenti confermano la validità della dieta nordica nel miglioramento dei parametri cardiometabolici.
Sostenibilità e adattabilità dei modelli alimentari
L’integrazione del criterio di sostenibilità ambientale nelle NNR23 rappresenta una novità significativa e un esempio di come le raccomandazioni alimentari possano evolvere per rispondere alle sfide globali. Questo approccio rende il modello nordico interessante anche per altre realtà, a patto di un adattamento alle produzioni locali. La dieta mediterranea, pur avendo una vocazione sostenibile consolidata, potrebbe beneficiare dall’incorporazione formale di tali criteri ambientali nelle linee guida alimentari dei Paesi del Sud Europa, puntando a un equilibrio tra salute umana e tutela del pianeta.






