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Il trucco veloce per sgonfiare le gambe e riattivare la circolazione senza stress

Cinque movimenti semplici e rapidi aiutano a riattivare la circolazione e ridurre la pesantezza, ideali dopo ore in piedi o seduti e perfetti la sera prima di dormire.

by Matilde Giunti
23 Novembre 2025

Quando le gambe diventano pesanti, gonfie, quasi tese al punto da desiderare solo il sollievo del divano, la sensazione prende spesso il sopravvento senza che ci si renda conto di quanto tutto questo abbia a che fare con il modo in cui viviamo ogni giorno. Ore in piedi o ore immobili alla scrivania, lunghi spostamenti in auto o voli compressi nelle posture più improbabili, abitudini poco amiche come cibi salati, sedentarietà o il caldo continuo del riscaldamento a pavimento: sono tutti dettagli che rallentano il ritorno venoso e appesantiscono la circolazione. Ed è proprio qui che entrano in gioco i movimenti rapidi studiati dalla trainer milanese Simona Musocchi, autrice de Il metodo Smart Gym, che ha creato una piccola sequenza drenante capace di regalare leggerezza immediata. Bastano due minuti, o anche uno solo degli esercizi, per attivare un effetto simile a un massaggio profondo.

Come funzionano gli esercizi drenanti secondo la trainer: mobilità, gravità, respiro e piccoli stimoli mirati che cambiano il modo in cui il sangue risale

L’idea centrale del metodo proposto da Simona Musocchi parte da un principio immediato: non serve una sessione lunga né strumenti complessi. Serve invece ristabilire una relazione naturale tra movimento, respiro e gravità. Il primo esercizio, il classico flex & point, è più potente di quanto sembri. Distendere le gambe, tenere il bacino stabile sugli ischi, far lavorare la caviglia in piena estensione e contrazione permette a polpacci, caviglie e fascia plantare di risvegliarsi, attivando una pompa muscolare che spinge il sangue verso l’alto. È un gesto semplice ma capace di cambiare percezione: la tensione scende poco alla volta, il piede ritrova mobilità e il polpaccio smette di sembrare duro come una corda tesa.

Il lavoro continua con l’automassaggio plantare, un gesto antico che stimola in modo diretto la fascia del piede e le microtensioni che arrivano fino alla schiena. Una pallina liscia o una pallina da tennis sono sufficienti per creare quel tipo di pressione che allenta i nodi e risveglia le zone più contratte. Muovere il piede avanti e indietro, restare fermi sui punti più sensibili e respirare profondamente permette di creare un piccolo dialogo tra il corpo e la sensazione di sollievo che emerge spontaneamente. È quasi un ritorno alle origini del movimento naturale, quello che fa scendere lo stress e riaccende la circolazione periferica.

Il terzo movimento, quello spesso più amato da chi sente le gambe gonfie a fine giornata, prevede di sdraiarsi con le gambe appoggiate alla parete e scuoterle con leggerezza. Una sorta di piccola danza antigravitazionale che sfrutta la forza naturale per far defluire il sangue verso l’alto, alleggerendo immediatamente la pressione e la pesantezza. È un esercizio che rilassa la mente oltre al corpo, perché mentre le gambe si muovono, tutto il resto del mondo sembra rallentare. È qui che la trainer insiste: non trattenere il fiato, lasciare che il respiro scorra, trovare un ritmo che appartiene solo al proprio corpo.

L’allungamento della catena posteriore è forse il gesto più silenzioso ma anche il più trasformativo. Distendere le gambe contro la parete, mantenere la schiena aderente a terra e avvicinare il mento al petto crea un allineamento che rilassa progressivamente polpacci, bicipiti femorali e zona lombare. È una postura che scioglie la rigidità nascosta, quella che si accumula nei giorni seduti, e quando si decide di intensificare il tutto portando i piedi in posizione di martello, si avverte un allungo che sembra arrivare fino alla mente. È un modo semplice di recuperare spazio interno, come se i muscoli trovassero un respiro tutto loro.

Chiude il percorso il calf rise, il sollevamento sulle punte che rafforza i polpacci e crea stabilità. È un movimento controllato, una lenta salita che richiede equilibrio e precisione, perché il rischio è far cedere la caviglia verso l’esterno. Spingere sugli alluci, controllare la discesa, sentire la contrazione che sostiene la postura: è una sintesi di forza, mobilità e circolazione. E soprattutto un gesto che cambia nel tempo la capacità delle gambe di affrontare giornate lunghe, pesanti, imprevedibili.

Insieme, questi movimenti creano un piccolo rituale drenante. Una pratica che non chiede tempo, ma continuità. E che, soprattutto, ricorda quanto il corpo risponda bene quando viene trattato con gesti semplici, immediati e intuitivi. “Something is better than nothing”, dice Musocchi, e forse in questo motto c’è la chiave per restituire alle gambe quella sensazione di leggerezza che spesso manca proprio quando ne avremmo più bisogno.

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