Nel mondo della psicologia e delle neuroscienze esistono fenomeni tanto affascinanti quanto rari, e uno di questi riguarda la memoria eccezionale di alcuni bambini. A volte si tratta di immagini fissate nella mente con una nitidezza straordinaria, altre di episodi vissuti anni prima e riportati nei minimi dettagli, al punto da sorprendere genitori, insegnanti e persino scienziati. Questa straordinaria abilità non è frutto di magia o suggestione: la ricerca parla di memoria eidetica, un fenomeno che interessa una piccola percentuale di individui in età infantile e che, per motivi ancora in parte misteriosi, tende a scomparire crescendo. Capire come funziona e perché si perde significa aprire una finestra su alcuni dei meccanismi più raffinati del nostro cervello.
Memoria eidetica: il superpotere dei più piccoli
Gli studi indicano che tra il 2% e il 10% dei bambini di età compresa tra 6 e 12 anni mostra segni di memoria eidetica, ossia la capacità di richiamare alla mente immagini, testi o scene con una precisione quasi fotografica dopo una sola esposizione. A differenza di ciò che il cinema ama raccontare, non si tratta di un archivio mentale infinito: questa memoria visiva dettagliata è temporanea, dura pochi minuti o ore, e riguarda soprattutto l’osservazione di contenuti visivi complessi.
Il cervello dei bambini, in questa fase dello sviluppo, è particolarmente plastico e ricettivo. Le aree legate all’elaborazione visiva, come la corteccia occipitale, sono più attive e meno “filtrate” dall’esperienza accumulata, che negli adulti tende a selezionare e ridurre le informazioni superflue. In altre parole, il cervello di un bambino è come una spugna che assorbe tutto, senza ancora applicare in modo sistematico i filtri della memoria adulta.
I rarissimi casi di memoria autobiografica superiore
In casi eccezionalmente rari, si incontra una condizione ancora più straordinaria: la HSAM (Highly Superior Autobiographical Memory), nota in Italia come memoria autobiografica superiore o iperthymesia. Le persone con HSAM possono ricordare eventi della propria vita con una precisione stupefacente, rievocando date, conversazioni, dettagli sensoriali e perfino emozioni provate anni prima.
Questa condizione è talmente rara che nel mondo sono stati documentati meno di 100 casi. Tra i più celebri c’è Jill Price, una donna americana che ricorda ogni singolo giorno della sua vita dal 1980. Anche se affascinante, questa abilità non è sempre un dono: rivivere costantemente il passato può essere emotivamente pesante e portare ad ansia o disturbi ossessivi.

Perché questa capacità svanisce con l’età
La spiegazione più accreditata per la perdita della memoria eidetica con l’età è legata alla maturazione del cervello. Con il passare degli anni, la mente diventa più selettiva: elimina gran parte delle informazioni superflue per dare spazio a ciò che ritiene utile alla sopravvivenza e alle attività quotidiane. La corteccia prefrontale, che negli adulti è più sviluppata, svolge un ruolo fondamentale in questo processo di filtraggio.
Inoltre, i bambini sono più immersi nel presente e meno influenzati da preoccupazioni e responsabilità a lungo termine. Questo stato mentale permette loro di concentrare più risorse cognitive su ciò che vedono e vivono, fissando ricordi più vividi.
La scienza alla ricerca di risposte
Nonostante decenni di studi, restano ancora domande aperte: perché solo una piccola percentuale di bambini possiede questa memoria eccezionale? E perché svanisce quasi sempre con la crescita? Alcuni ricercatori ipotizzano un legame con la sinestesia, cioè l’associazione automatica tra stimoli di sensi diversi, che renderebbe più facile legare un ricordo visivo a suoni, odori o sensazioni tattili.
Per ora, la memoria eidetica e la HSAM restano due dei misteri più intriganti del cervello umano, con storie che continuano ad affascinare non solo gli scienziati ma anche chiunque resti colpito dalla capacità di un bambino di raccontare, nei minimi dettagli, un episodio vissuto anni prima come se fosse accaduto ieri.






