L’arte del giardino, con le sue architetture vegetali e i paesaggi studiati nei minimi dettagli, è una delle espressioni più raffinate della creatività umana. Non sorprende che il New York Times abbia dedicato un’ampia indagine a questo mondo, stilando un elenco di luoghi imperdibili per chi ama passeggiare tra viali ombreggiati, fontane scolpite e scorci pittoreschi. A colpire maggiormente è la presenza di ben cinque giardini italiani, veri e propri gioielli in cui storia, natura e cultura si intrecciano in scenari di rara suggestione.
La selezione del New York Times e il peso della storia
La redazione del quotidiano americano ha affidato la scelta a un gruppo di esperti di orticoltura e paesaggistica, chiamati a individuare i giardini che meglio rappresentano l’eccellenza mondiale. I criteri di valutazione non si sono limitati alla bellezza estetica, ma hanno incluso anche il valore storico e l’impatto culturale. Nella lista figurano parchi di epoche differenti, dai complessi rinascimentali alle creazioni più contemporanee, sempre con un occhio di riguardo per il legame con il territorio.
L’Italia si conferma protagonista assoluta di questa panoramica, con cinque nomi che raccontano altrettante anime del nostro patrimonio verde: Giardino di Ninfa a Cisterna di Latina, Villa Gamberaia a Settignano, Villa d’Este a Tivoli, Sacro Bosco a Bomarzo e Villa Silvio Pellico – Vigna Barolo a Moncalieri.

L’eleganza senza tempo dei giardini italiani
Tra le mete selezionate, il Giardino di Ninfa occupa il gradino più alto tra quelli italiani, guadagnandosi il terzo posto nella classifica globale. Adagiato ai piedi dei Monti Lepini, questo spazio verde incanta per la straordinaria varietà botanica: oltre 1.300 specie da ogni parte del mondo, tra cui magnolie, aceri giapponesi e rose rampicanti che trasformano ogni stagione in un quadro diverso. Creato sulle rovine di un borgo medievale, il giardino deve la sua rinascita alla famiglia Caetani, che negli anni Venti del Novecento lo trasformò in un’oasi romantica attraversata da ruscelli limpidi e laghetti specchianti.
Più a nord, sulle colline fiorentine, sorge Villa Gamberaia, un capolavoro del XVII secolo dove l’armonia geometrica dei giardini all’italiana si unisce alla vista sulla città. Terrazze, vasche d’acqua e prospettive studiate raccontano la mano sapiente di architetti e giardinieri che nei secoli hanno custodito questo equilibrio.
Di tutt’altra impronta ma altrettanto scenografica è Villa d’Este a Tivoli, emblema del Rinascimento e Patrimonio UNESCO. Commissionata dal cardinale Ippolito II d’Este, la villa è celebre per le sue fontane monumentali, tra cui la Fontana dell’Organo, capace ancora oggi di riprodurre melodie con il solo flusso dell’acqua.

Tra mistero, simboli e vedute mozzafiato
Nel cuore della Tuscia, il Sacro Bosco di Bomarzo – conosciuto anche come Parco dei Mostri – offre un’esperienza completamente diversa: un labirinto di sentieri immersi nel verde in cui emergono gigantesche sculture in pietra vulcanica, raffiguranti creature mitologiche e figure fantastiche. Creato nel XVI secolo dal principe Pier Francesco Orsini, il parco si distacca dalla perfezione formale dei giardini coevi, scegliendo un linguaggio visionario e allegorico che ancora oggi incuriosisce e sorprende.
Chiude la cinquina tricolore Villa Silvio Pellico – Vigna Barolo, adagiata sulle colline di Moncalieri, alle porte di Torino. Qui l’eleganza ottocentesca incontra un impianto paesaggistico ricco di alberi monumentali, aiuole fiorite e viste spettacolari sulle Alpi. La residenza, che prende il nome dal poeta risorgimentale che vi soggiornò, è stata per decenni un punto d’incontro per intellettuali e personalità di spicco.
Un mosaico di meraviglie nel resto del mondo
La lista del New York Times non dimentica altri capolavori verdi sparsi sul pianeta. In Inghilterra si distinguono il Sissinghurst Castle Garden, con le sue celebri “stanze verdi” e il romantico White Garden, e il Great Dixter House & Gardens, laboratorio di sperimentazione botanica firmato Christopher Lloyd. In Giappone, il Saihoji Kokedera Temple – conosciuto come Tempio del Muschio – incanta con i suoi tappeti morbidi e vibranti, mentre negli Stati Uniti la High Line di New York dimostra come un’ex infrastruttura ferroviaria possa diventare un parco urbano iconico.
Non meno spettacolari sono i Royal Botanic Gardens Cranbourne in Australia, specializzati in flora autoctona, e il Kirstenbosch in Sudafrica, incastonato ai piedi dei monti del Capo. Da citare anche il poetico Prospect Cottage in Inghilterra, legato all’artista Derek Jarman, e il visionario Sítio Roberto Burle Marx in Brasile, manifesto vivente del giardino tropicale moderno.
Questa mappa di bellezze botaniche dimostra come il giardino sia molto più di uno spazio verde: è memoria, arte e identità. E tra le tante perle del mondo, l’Italia continua a distinguersi come un laboratorio vivente di paesaggi da ammirare, studiare e proteggere.






