Quella che doveva essere una trovata di McDonald’s per celebrare l’universo Pokémon si è trasformata in un caso di disordine senza precedenti. Dal’8 agosto, McDonald’s Giappone offriva due figurine per ogni Happy Meal: una con Pikachu e una a sorpresa tra cinque possibili. In meno di un giorno le scorte sono andate esaurite, con file fuori dai locali e clienti disposti a comprare decine di pasti pur di ottenere le carte.
Dal sogno per bambini alla caccia d’oro per rivenditori e collezionisti
Invece di finire nelle mani dei piccoli appassionati, gran parte delle figurine è stata accaparrata da adulti interessati alla rivendita online. Le immagini circolate sui social mostrano pile di Happy Meal intatti, lasciati sui tavoli o abbandonati per strada. Un fenomeno che non solo ha alimentato lo spreco alimentare, ma ha sollevato critiche sul degrado e sul comportamento antisociale.
Le scuse ufficiali di McDonald’s per la questione Pokémon
Di fronte alla situazione, McDonald’s Giappone ha interrotto la campagna e diffuso un comunicato di scuse indirizzato a clienti, dipendenti e residenti. La catena ha riconosciuto di non aver previsto un tale assalto, ribadendo che gettare o lasciare cibo contrasta con i propri valori aziendali e con l’idea stessa di Happy Meal come momento di gioia familiare.
Nuove regole per evitare che accada ancora
Tra le contromisure annunciate: limiti sul numero di Happy Meal acquistabili da un singolo cliente, sospensione temporanea degli ordini via app o delivery durante promozioni ad alto rischio e blocco degli account di chi effettua acquisti massicci o sospetti. McDonald’s ha inoltre avviato un dialogo con le piattaforme di e-commerce per contrastare la rivendita speculativa delle figurine.
Pokémon e McDonald’s: un copione che si ripete e un problema culturale più ampio
Non è la prima volta che il Giappone assiste a episodi simili: solo a maggio, la collezione Chiikawa aveva generato scene quasi identiche, con pasti lasciati intatti e carte rivendute a prezzi gonfiati. Anche in passato, collaborazioni internazionali come il BTS Meal o i peluche Hello Kitty avevano scatenato code e bagarinaggio, ma mai con un livello di spreco tanto evidente. Il caso Pokémon solleva una questione più profonda: quando il collezionismo incontra il consumismo estremo, a rimetterci sono non solo le aziende, ma anche il senso civico e il rispetto per il cibo.






