Arriva la fine dell’anno e con essa la consueta sorpresa in busta paga: giorni di ferie non goduti. È una situazione comune, soprattutto quando il carico di lavoro e gli impegni aziendali impediscono di usufruire di tutte le settimane di riposo, anche durante le festività natalizie. Molti dipendenti si chiedono se i giorni non sfruttati vadano persi o se possano essere trasformati in denaro. La risposta, secondo le norme vigenti, è chiara: le ferie residue non si perdono, ma non vengono nemmeno automaticamente pagate all’inizio dell’anno successivo. Il loro scopo principale resta il recupero psicofisico del lavoratore, diritto tutelato dall’articolo 36 della Costituzione: “Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi”.

Come funzionano le ferie residue e i tempi di fruizione
La gestione delle ferie arretrate è disciplinata dal D.Lgs. 213/2004. Secondo la normativa, ogni lavoratore ha diritto a almeno quattro settimane di ferie annuali retribuite. Di queste, almeno due settimane devono essere godute entro la fine dell’anno di maturazione, mentre le restanti due possono essere usufruite entro i 18 mesi successivi. Nel caso delle ferie maturate nel 2025, ciò significa che entro il 31 dicembre 2025 devono essere sfruttate almeno due settimane di riposo; i giorni residui potranno essere goduti entro il 30 giugno 2027.
Nonostante la scadenza lunga, è importante sottolineare che non è possibile monetizzare i giorni non goduti a gennaio 2026: le ferie non vengono pagate in busta paga come accade per i permessi non utilizzati. Il principio alla base è semplice: le ferie servono a riposare, non a integrare il reddito. L’azienda ha quindi l’obbligo di programmare e monitorare attentamente le ferie dei dipendenti, bilanciando le esigenze lavorative con il diritto al riposo.
Cosa accade se le ferie non vengono fruite e quando vengono pagate
Le ferie residue non godute non scompaiono nel nulla. Se superano il termine dei 18 mesi, il datore di lavoro può essere obbligato a pagare i giorni come se fossero stati effettivamente usufruiti. Inoltre, in caso di mancata osservanza delle regole, è prevista una sanzione amministrativa che può andare da 120 fino a 5.400 euro.
Nel caso di ferie residue maturate nel 2024, ad esempio, il termine per fruirne scatta il 30 giugno 2026. Questo consente una gestione flessibile del riposo arretrato, anche se richiede attenzione da parte del datore di lavoro, che deve evitare ritardi e garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori.
Infine, le ferie residue vengono pagate solo al termine del rapporto di lavoro. Se un dipendente lascia l’azienda con giorni di ferie non goduti, il titolare è obbligato a retribuire ogni giorno come se fosse lavorato. Questo meccanismo tutela il lavoratore, assicurando che il diritto al riposo venga rispettato anche in caso di dimissioni o licenziamento.
In sintesi, le ferie del 2025 non godute non vanno perse. Non si trasformano automaticamente in denaro all’inizio del 2026, ma rappresentano un diritto tutelato da fruire entro i termini stabiliti dalla legge. Pianificare il riposo e monitorare i giorni residui è fondamentale per evitare problemi legali e sanzioni, garantendo al contempo il benessere dei lavoratori.






