Una nuova generazione di colliri promette di correggere la presbiopia, migliorando la vista da vicino senza bisogno di occhiali: ecco come funzionano e quali prospettive aprono.
Per milioni di persone, soprattutto dopo i 40 anni, la presbiopia diventa un compagno di vita poco gradito. Leggere un messaggio sul cellulare, sfogliare un libro o guardare le etichette al supermercato può trasformarsi in una sfida, con gli occhiali da lettura sempre a portata di mano. Ma un annuncio che arriva dagli Stati Uniti e dal Giappone potrebbe cambiare radicalmente le cose: entro la fine del 2025 saranno disponibili colliri in grado di migliorare la vista da vicino, riducendo la dipendenza da lenti correttive. Un progresso che segna una svolta storica per l’oftalmologia.
Come funzionano i colliri contro la presbiopia
Il principio alla base di questi farmaci è tanto semplice quanto ingegnoso. Con l’età, il cristallino dell’occhio perde elasticità, rendendo difficile mettere a fuoco gli oggetti vicini. I colliri in fase di approvazione sfruttano molecole che agiscono riducendo il diametro della pupilla (un processo chiamato miosi).
Restringendo la pupilla, si ottiene un effetto “pinhole”: proprio come in una macchina fotografica, una pupilla più piccola aumenta la profondità di campo e consente di mettere a fuoco meglio da vicino. Il risultato è una visione più nitida senza occhiali, almeno per alcune ore.
Tra i nomi più noti ci sono:
Qlosi (pilocarpina 0,4%): già approvato negli Stati Uniti, migliora la visione da vicino per circa 6 ore.
Vuity (pilocarpina 1,25%): uno dei primi colliri autorizzati per la presbiopia, con un effetto simile ma durata leggermente più breve.
Vizz (aceclidine 1,44%): approvato dalla FDA nel 2025, promette un miglioramento della visione fino a 10 ore con una sola dose.
Questi prodotti non sostituiscono chirurgia o trattamenti permanenti, ma offrono un’alternativa pratica e meno invasiva per chi non vuole dipendere sempre dagli occhiali.

Limiti, aspettative e futuro della terapia
Nonostante l’entusiasmo, gli esperti invitano alla cautela. I colliri contro la presbiopia non sono una soluzione universale. Funzionano meglio su persone con presbiopia lieve o moderata, tipica tra i 40 e i 55 anni, ma meno su chi ha già perso gran parte dell’elasticità del cristallino.
Un altro aspetto da considerare è la durata dell’effetto: nella maggior parte dei casi varia tra 6 e 10 ore. Questo significa che l’uso quotidiano può diventare una routine, simile a quella delle lenti a contatto. Inoltre, in condizioni di scarsa luminosità, una pupilla molto ristretta può ridurre la capacità visiva, causando difficoltà di adattamento alla guida notturna.
Gli studi clinici hanno comunque dimostrato che i colliri sono generalmente sicuri, con effetti collaterali limitati come lieve bruciore, arrossamento o mal di testa. L’approvazione da parte della FDA (Food and Drug Administration) negli Stati Uniti rappresenta già un passo fondamentale, e diversi paesi, tra cui l’Europa e il Giappone, stanno valutando l’immissione in commercio entro la fine del 2025.
Il vero traguardo, secondo gli scienziati, sarà sviluppare colliri di nuova generazione capaci di agire direttamente sui meccanismi biologici della presbiopia, rallentandone la progressione o rigenerando la flessibilità del cristallino. Alcuni studi in corso puntano proprio a combinare l’effetto immediato di messa a fuoco con un beneficio a lungo termine.
Se le promesse saranno mantenute, potremmo assistere a una rivoluzione che ridurrà drasticamente la dipendenza da occhiali da lettura e da interventi chirurgici correttivi.






