L’estate 2025 ha visto emergere uno scandalo che ha scosso profondamente l’opinione pubblica italiana: il caso della pagina Facebook “Mia Moglie”, un gruppo con oltre 32mila iscritti dove uomini condividevano foto intime delle proprie compagne senza il loro consenso. Questa vicenda ha sollevato un’ondata di indignazione, mettendo sotto i riflettori questioni di rispetto, privacy e dinamiche di coppia troppo spesso ignorate o occultate dietro una facciata di ipocrisia sociale.
Il caso “Mia Moglie”: indignazione e violazione della privacy
La pagina Facebook “Mia Moglie” è stata rapidamente rimossa da Meta dopo una massiccia mobilitazione online e numerose segnalazioni, anche alla Polizia Postale. Gli utenti pubblicavano immagini di donne ritratte in momenti intimi o quotidiani, molte volte ignare di essere fotografate e ancor meno di essere esposte pubblicamente. Le foto ritraevano mogli, compagne, amiche, spesso in abbigliamento intimo, al mare o in situazioni di vita privata, spesso accompagnate da commenti che hanno scatenato un’ondata di critiche per la violazione del diritto alla privacy e per l’oggettificazione delle donne.
Checchè ne dica il simbolo della mascolinità per eccellenza, Rocco Siffredi, la gravità di pubblicare immagini senza consenso, soprattutto se tratte dalla sfera privata e intima, è evidente: si tratta di un atto vile, ingiusto e irrispettoso che mina la fiducia alla base di ogni rapporto sentimentale. Il fenomeno non è nuovo, ma la visibilità data da questa pagina ha fatto emergere un problema antico e diffuso, che si era mantenuto finora nascosto in gruppi chiusi o addirittura nel dark web.
Cuckolding: tra dinamiche sessuali e rappresentazioni sociali
La pagina ha portato alla luce in maniera pubblica un tema che fino ad ora era confinato a nicchie e ambienti privati: la pratica del cuckolding, o triolismo, una parafilia – dice Wikipedia – che consiste nell’eccitamento sessuale provocato dal vedere o sapere che il proprio partner ha rapporti sessuali con un’altra persona. Nel contesto italiano, la dinamica è spesso associata a un’immagine patriarcale e stereotipata della donna come oggetto desiderato e posseduto, e non come soggetto attivo del proprio desiderio.
Il cuckolding può assumere diverse sfumature: dal semplice condividere immagini o video di esperienze sessuali, come nel caso della pagina Facebook finita nella bufera, al “cedere” consapevolmente la propria partner a un altro uomo, quest’ultimo definito “bull”. La persona che prova piacere nel vedere il partner con un altro è chiamata “cuckold” nel caso dell’uomo, mentre per la donna si usa il termine “cuckquean”. Questa pratica si inserisce in un contesto più ampio di pluri-erotorecettorialità, dove l’eccitazione deriva dalla presenza o dalla consapevolezza di attività sessuali multiple e può essere accompagnata da elementi di voyeurismo o masochismo psicologico.
Visualizza questo post su Instagram
Ipocrisia sociale e mancanza di dialogo nelle coppie italiane
La reazione italiana al caso della pagina Facebook “Mia Moglie” è stata di forte indignazione, ma non ha fatto altro che mettere in luce un problema ben radicato nella società: la difficoltà delle coppie di affrontare apertamente i propri desideri e fantasie. Spesso si preferiscono percorsi individuali di esplorazione sessuale a un dialogo sincero e condiviso tra partner. In questo contesto, come suggerisce l’autrice Antonella Questa, la donna viene ancora troppo spesso vista come oggetto e non come soggetto del desiderio, relegata a un ruolo passivo e subordinato, mentre la comunicazione e l’ascolto reciproco restano carenti.
Troppo spesso si dimentica che il desiderio di esibirsi, la voglia di mostrare il/la proprio partner, l’idea anche solo vaga di provare nuove esperienze, magari trasgressive o meno convenzionali di quanto “la tradizione” proponga, non siano a esclusivo appannaggio dell’uomo. Chi ci dice che, tra quelle donne vittima di pubblicazione inconsapevole del proprio corpo, non ci siano mogli e compagne che non vedrebbero l’ora di condividere con il proprio partner una trasgressione simile? E’ triste pensare che siano stati, invece, proprio quegli uomini a decidere quale fosse il pensiero di chi sta loro accanto, arrogandosi il diritto di poter deliberatamente diffondere istantanee delle proprie compagne per il proprio – pubblico – ludibrio, annullando qualsiasi tipo di confronto di coppia e rifugiandosi, poi, in giustificazioni puerili e patetiche.
Il fatto che sia stato un articolo estivo su un noto quotidiano a far esplodere lo scandalo, quando il web è già pieno di contenuti postati dai cosiddetti “aspiranti cuckold”, dimostra come la società italiana continui a voltarsi dall’altra parte, evitando di affrontare e monitorare queste dinamiche. La chiusura della pagina Facebook ha avuto un impatto simbolico, ma non ha certo messo fine a fenomeni che si sono radicati da decenni, sin dall’avvento della fotografia di massa.
Nel frattempo, gruppi simili si spostano su piattaforme più chiuse e meno accessibili, come Telegram, dove la privacy degli iscritti è maggiore ma dove permangono le stesse problematiche di rispetto e consenso.
Nuove forme di coppia e apertura al dialogo
Nonostante l’ipocrisia e la chiusura culturale prevalenti, è importante sottolineare che le coppie aperte, scambiste o libertine sono in aumento anche in Italia, un paese ancora molto perbenista e radicato in un modello patriarcale. Questi nuovi modelli di relazione si basano su un dialogo trasparente, la condivisione di desideri e fantasie, e un rispetto reciproco che contrasta nettamente con le dinamiche di sfruttamento e violazione emerse con il caso della pagina Facebook “Mia Moglie”.
Ben vengano quindi le coppie che scelgono di esplorare insieme i propri desideri, senza nascondersi e senza violare la privacy o la dignità del partner. In un mondo dove la sessualità è sempre più complessa e variegata, solo la comunicazione e l’ascolto possono permettere di superare stereotipi e pregiudizi, promuovendo un rispetto autentico e condiviso.






