Il nome può far sorridere e la pronuncia è quasi impossibile: chiacchietegli. Così si chiamano questi broccoletti viola tipici del basso Lazio, coltivati soprattutto nella zona di Priverno, in provincia di Latina. Una verdura tanto rara quanto affascinante, dal colore violaceo brillante e dal sapore delicato e leggermente dolce, che racconta la storia agricola di un territorio e delle famiglie che, per generazioni, hanno custodito i suoi semi nei propri orti.
Oggi, però, la loro coltivazione è in pericolo, e i produttori locali chiedono attenzione per evitare che questa varietà autoctona scompaia del tutto.
I chiacchietegli di Priverno, un tesoro del basso Lazio
Coltivati nelle piane alluvionali del fiume Amaseno, i chiacchietegli crescono bene solo con temperature fredde e terreni pianeggianti. Sono piantati tra l’autunno e la primavera e si riconoscono subito per le loro cime viola e le foglie sottili e croccanti.
Nonostante la loro bellezza e versatilità in cucina, questa verdura è poco conosciuta al di fuori dell’area di Priverno. Per anni, infatti, le famiglie locali hanno continuato a riprodurre il seme in casa, senza distribuirlo su larga scala. Con il passare del tempo, le varietà industriali di broccoli e cavoli hanno quasi completamente sostituito i chiacchietegli.
Per salvarli, alcuni produttori e appassionati del territorio hanno fondato il Presidio Slow Food dei chiacchietegli di Priverno, oggi sostenuto da due aziende agricole che lavorano per far rinascere questa coltura dimenticata.
Il Presidio Slow Food e i produttori che resistono
Il Presidio Slow Food dei chiacchietegli è sostenuto da due aziende locali: la Orsini, che li coltiva e li conserva anche sott’olio, e la Sparna, che li vende freschi nei mercati rionali di Roma e nei negozi di prodotti tipici.
“Dal seme alla raccolta passano circa cinque mesi – spiega Mario De Angelis, referente del Presidio –. È una pianta dal ciclo lungo, ma molto resistente, e con una diffusione più ampia potrebbe crescere anche fuori dal Lazio”.
La coltura, infatti, parte da semi minuscoli che vengono seminati a fine autunno e trapiantati dopo circa un mese. La raccolta avviene solo dopo 120-150 giorni, quando i germogli raggiungono il loro caratteristico colore viola. È una coltivazione che richiede pazienza, ma che regala un prodotto straordinario, oggi simbolo di biodiversità e agricoltura familiare.
Una tradizione contadina tramandata di padre in figlio
A Priverno, la storia dei chiacchietegli è anche una storia di famiglia. Tra i coltivatori più appassionati c’è Alberto Mastracci, che da anni riproduce il seme manualmente nelle sue terre, scuotendo le piante per raccogliere i minuscoli semi. Suo figlio Luca Mastracci, pizzaiolo affermato, ha deciso di portare questa eredità in cucina: utilizza i chiacchietegli come ingrediente nei suoi piatti e nelle pizze stagionali proposte a Frosinone, Roma e Latina.
In uno dei suoi abbinamenti più apprezzati, i chiacchietegli diventano topping per una pizza invernale con stracotto di bufalo e formaggio marzolina, un altro prodotto Presidio Slow Food del territorio. Un modo per unire cucina contemporanea e tradizione agricola, valorizzando un ingrediente che rischia di sparire.

La rinascita nei campi di Pontinia
Anche fuori da Priverno, qualcuno sta cercando di dare nuova vita a questa verdura viola. È il caso dell’Azienda Agricola Nardoni, a Pontinia, dove Gabriella Nardoni e la sua famiglia coltivano i chiacchietegli su terreni pianeggianti, accanto ad altre verdure tipiche locali come la borragine e gli spinaci selvatici.
“Molti clienti li cercano ai mercati di Campagna Amica – racconta Gabriella – perché rappresentano un legame con la cucina contadina del passato. Sono prodotti che ci differenziano e che meritano di essere conosciuti”.
Questa rete di piccoli agricoltori è ciò che oggi tiene viva la produzione dei chiacchietegli, una verdura che racconta un Lazio autentico e sostenibile, ancora lontano dalle logiche industriali.
In cucina: ricette e usi dei chiacchietegli
I chiacchietegli sono una verdura molto versatile. Si possono sbollentare e ripassare in padella con aglio e olio, ridurre in crema per condire paste e risotti, oppure conservare sott’olio. Nella cucina tradizionale di Priverno si trovano anche in zuppe rustiche, servite nella terracotta con pane croccante e olio extravergine locale.
Negli ultimi anni, diversi chef e agriturismi del territorio li hanno reintrodotti nei loro menu. Lo chef Pasquale Minciguerra dell’Agriturismo Seguire le Botti li propone in un bon bon di chiacchietegli e provola, servito con gelato di mozzarella di bufala e alici, un piatto che unisce tradizione e creatività gastronomica.
Il loro sapore delicato e la consistenza tenera li rendono ideali anche come contorno di piatti di carne o pesce, o come protagonisti di pizze e focacce stagionali.
Un simbolo di biodiversità da proteggere
La storia dei chiacchietegli è quella di tante colture locali italiane: piante tramandate di generazione in generazione, nate in piccoli orti familiari e oggi minacciate dall’agricoltura intensiva e dalla perdita di biodiversità.
Il loro recupero rappresenta un atto d’amore verso la terra e le tradizioni rurali, un modo per ricordare che il sapore autentico nasce spesso da ciò che è raro, fragile e profondamente radicato nella cultura di un luogo.
Da Priverno al resto d’Italia, i chiacchietegli sono pronti a tornare sulle nostre tavole: una verdura dal colore magico e dalla storia preziosa, che merita di essere conosciuta, cucinata e – soprattutto – salvata.






