L’Helicobacter pylori è uno dei batteri più diffusi al mondo e, allo stesso tempo, uno dei più sottovalutati. Vive nella mucosa dello stomaco, un ambiente altamente acido che normalmente impedisce la sopravvivenza dei microrganismi. Proprio per questa sua capacità di adattamento, può restare a lungo nell’organismo senza dare segnali evidenti. In molti casi l’infezione rimane silente, ma in altri può trasformarsi in un problema serio per la salute digestiva. Riconoscerla in tempo è fondamentale, perché le conseguenze, se ignorata, possono andare ben oltre un semplice mal di stomaco.

Che cos’è l’Helicobacter pylori e perché può diventare pericoloso
L’Helicobacter pylori è la causa più comune di gastrite cronica. Secondo il professor Alessandro Repici, responsabile di gastroenterologia ed endoscopia digestiva all’Istituto Humanitas, molte persone convivono con il batterio senza accorgersene e senza sviluppare danni allo stomaco. Tuttavia, quando l’infezione diventa attiva, può provocare un’infiammazione persistente della mucosa gastrica. Questa condizione, nel tempo, può evolvere in ulcera gastrica o duodenale e, nei casi più gravi, aumentare il rischio di tumore allo stomaco, soprattutto nei soggetti con familiarità per questa neoplasia.
Non solo. L’Helicobacter pylori è associato anche a un raro tipo di linfoma gastrico, il linfoma MALT, che in alcuni casi può regredire proprio eliminando il batterio. È per questo che la diagnosi e il trattamento dell’infezione sono considerati passaggi cruciali nella prevenzione di patologie gastriche più serie.
Sintomi, diagnosi e cura: cosa sapere
Riconoscere l’infezione non è sempre semplice, perché non esiste un sintomo specifico che faccia pensare immediatamente all’Helicobacter pylori. Spesso l’infiammazione gastrica si manifesta con disturbi comuni come bruciore o dolore allo stomaco, nausea, senso di gonfiore e pienezza precoce dopo i pasti. Proprio perché questi segnali possono avere molte cause diverse, per arrivare a una diagnosi certa sono necessari test specifici.
Tra i più utilizzati c’è l’urea breath test, un esame del respiro che rileva la presenza del batterio, oppure l’analisi delle feci. In presenza di sintomi più importanti o di fattori di rischio, il medico può consigliare una gastroscopia con biopsia. Una volta confermata l’infezione, la terapia prevede una combinazione di due o tre antibiotici associati a farmaci che riducono l’acidità dello stomaco. Seguire la cura in modo preciso è essenziale per evitare fallimenti terapeutici e lo sviluppo di resistenze antibiotiche.
Va ricordato, infine, che non tutte le gastriti dipendono dall’Helicobacter pylori. L’uso eccessivo di farmaci antinfiammatori, lo stress, il fumo, l’alcol e un’alimentazione ricca di grassi animali possono infiammare la mucosa gastrica. Tuttavia, quando il batterio è presente, individuarlo e trattarlo rappresenta un passo decisivo per proteggere la salute dello stomaco nel lungo periodo.






