Il 19 ottobre è una data che unisce la gloria e la caduta. È il giorno in cui un impero ha perso le sue colonie americane e in cui, due secoli dopo, il capitalismo mondiale ha tremato sotto i colpi della finanza. Ma è anche la giornata dedicata a San Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti, che nella sofferenza vide un cammino verso la rinascita spirituale.
San Paolo della Croce, il predicatore della Passione
Il Santo del giorno è San Paolo della Croce, figura mistica e rivoluzionaria della spiritualità del Settecento.
Nato a Ovada, in provincia di Alessandria, nel 1694, visse in un’Italia attraversata da guerre, carestie e disillusione religiosa. In un tempo di stanchezza spirituale, scelse la via opposta: predicare la forza della Passione di Cristo come sorgente di compassione e di salvezza.
Fondò i Passionisti, una congregazione di predicatori e missionari che si proponeva di “rinnovare il mondo attraverso la memoria della Croce”. Le sue lettere — più di duemila — rivelano una mente lucida e un cuore ardente, capace di unire teologia e umanità.
Per Paolo della Croce, la sofferenza non era solo dolore, ma strumento di conoscenza e redenzione. Un messaggio di coraggio che, se letto oggi, sembra parlare anche a un’epoca come la nostra: fragile, ma ancora in cerca di senso.

1781: Yorktown, la resa che cambiò il mondo
Il 19 ottobre 1781 segna la fine della Guerra d’Indipendenza americana. A Yorktown, in Virginia, le truppe britanniche del generale Cornwallis si arrendono all’esercito americano guidato da George Washington, con l’appoggio decisivo della flotta francese.
È il giorno in cui nascono gli Stati Uniti d’America come potenza autonoma, libera dal dominio coloniale inglese.
Quella resa non fu solo un evento militare, ma un terremoto politico e simbolico: l’inizio di un nuovo modello di nazione, fondata sull’idea di libertà e rappresentanza.
A Yorktown, un mondo morì e un altro prese forma. Da allora, il 19 ottobre è celebrato negli Stati Uniti come un giorno di vittoria e identità, l’alba di un esperimento politico che avrebbe influenzato le democrazie di tutto il mondo.
1987: Black Monday, quando la Borsa crollò in un solo giorno
Più di due secoli dopo, un altro 19 ottobre fece tremare il mondo — ma questa volta non per la guerra, bensì per la finanza.
Era il 1987 quando il lunedì nero di Wall Street, passato alla storia come Black Monday, fece precipitare i mercati globali in un panico senza precedenti.
In una sola giornata, il Dow Jones perse il 22,6%, la caduta più rapida della storia moderna.
Le cause? Un mix letale di speculazione informatica, algoritmi di vendita automatica e una fiducia cieca nel sistema finanziario. I telefoni delle borse mondiali squillavano senza sosta, le sale di trading erano in apnea.
L’effetto domino colpì tutto il pianeta: Tokyo, Londra, Francoforte, Milano. Un segnale anticipatore di ciò che, decenni dopo, sarebbe tornato ciclicamente — dal 2008 alla crisi post-pandemica.
Eppure, da quel disastro nacquero anche le prime misure di stabilizzazione dei mercati, i “circuit breaker” che ancora oggi servono a fermare i crolli in caso di panico.
I nati del 19 ottobre: due volti di Hollywood
Due compleanni celebri illuminano la data di oggi.
John Lithgow, classe 1945, attore statunitense poliedrico, è uno dei volti più amati del cinema e del teatro americano. Da ruoli drammatici come in The Crown a interpretazioni brillanti in Una famiglia tuttofare, ha attraversato generi e generazioni.
Jon Favreau, nato nel 1966, è invece il simbolo del cinema contemporaneo ibrido tra arte e tecnologia. Regista e produttore, ha firmato film come Iron Man e la serie The Mandalorian, contribuendo a ridefinire il linguaggio dell’intrattenimento moderno.
Due artisti diversi, ma uniti dalla stessa vocazione: raccontare storie che restano.
19 ottobre: tra resa e rinascita
Il filo rosso che lega le storie di questa giornata è la trasformazione.
Un generale che depone le armi, un sistema economico che implode, un santo che trasforma il dolore in preghiera.
Il 19 ottobre insegna che la fine non è mai solo fine, ma il punto in cui la storia — personale o collettiva — decide di cambiare direzione.






