L’Agenzia delle Entrate ha avviato una nuova fase di controllo e razionalizzazione dei bonus edilizi, con l’obiettivo di contrastare frodi, incongruenze e utilizzi impropri dei crediti d’imposta collegati ai lavori di riqualificazione energetica e strutturale. L’operazione, inserita in un piano nazionale di compliance fiscale, utilizza sofisticati algoritmi di analisi dei dati per individuare le anomalie tra l’importo dei crediti ceduti e la rendita catastale degli immobili coinvolti.
Lettere di compliance e accertamenti fiscali
Le prime lettere di compliance sono già state inviate ai contribuenti individuati come potenzialmente a rischio. Si tratta di una comunicazione preventiva con cui l’Agenzia invita a verificare la correttezza dei dati catastali e delle detrazioni dichiarate, offrendo la possibilità di regolarizzare spontaneamente eventuali discrepanze.
Chi riceve la lettera ha la possibilità di aggiornare i dati senza incorrere subito in sanzioni. Tuttavia, la mancata risposta o la non conformità alle richieste può portare a verifiche più approfondite, comprese ispezioni dirette e sopralluoghi tecnici.
Se l’incongruenza viene confermata, l’Agenzia può aggiornare d’ufficio la rendita catastale, con conseguenze dirette su IMU, TASI e altri tributi locali. Le sanzioni amministrative previste variano da 1.000 a 8.200 euro per ogni immobile, a seconda della gravità dell’irregolarità riscontrata.
L’onere della prova e la verifica della congruità
Uno degli aspetti più delicati riguarda il carico probatorio, che ricade interamente sul contribuente. Sarà infatti il proprietario a dover dimostrare che i lavori eseguiti sono coerenti con la rendita catastale dichiarata, fornendo perizie tecniche, relazioni aggiornate e documentazione catastale.
Nei contesti condominiali la verifica diventa più complessa: serve la collaborazione dell’amministratore e l’intervento di geometri o ingegneri specializzati per stabilire se gli interventi realizzati — come cappotti termici, rifacimenti strutturali o miglioramenti antisismici — giustifichino un aumento della rendita.
Durante un recente convegno organizzato da Confedilizia, è stato sottolineato che gli interventi ammessi a Ecobonus e Sismabonus possono determinare incrementi della rendita fino al 15%, incidendo in modo rilevante sul calcolo delle imposte.
Questa operazione, spiegano i tecnici del fisco, non ha una funzione puramente sanzionatoria ma mira a riequilibrare il sistema tributario immobiliare, adeguando la tassazione al reale valore degli immobili riqualificati.
Bonus edilizi 2025: cosa cambia con la nuova Legge di Bilancio
Accanto alle attività di controllo, il 2025 segna anche una fase di transizione normativa per i bonus edilizi. La nuova Legge di Bilancio ha introdotto modifiche significative che cambieranno la gestione degli incentivi:
Rimodulazione delle detrazioni fiscali: le aliquote scendono dal 70-75% al 36% per i bonus ordinari, con una maggiorazione al 50% per gli interventi sulle abitazioni principali.
Stop al Superbonus: termina ufficialmente il 15 ottobre 2024, segnando la chiusura di uno dei programmi più utilizzati (e controversi) degli ultimi anni.
Esclusione delle caldaie a combustibili fossili: non saranno più ammesse detrazioni per impianti non ibridi o non integrati con fonti rinnovabili.
Proroga del Bonus Mobili e del Bonus Barriere Architettoniche: due agevolazioni che continueranno a sostenere l’efficientamento domestico e l’accessibilità delle abitazioni.
Con l’uscita di scena del Superbonus e la crescente attenzione ai controlli, il nuovo sistema punta a una maggiore sostenibilità e trasparenza fiscale, premiando chi opera nel rispetto delle regole e scoraggiando abusi e dichiarazioni scorrette.
L’invito dell’Agenzia delle Entrate ai contribuenti è chiaro: verificare, regolarizzare e aggiornare i dati catastali per evitare sanzioni e contenziosi. Un passo necessario per mantenere la fiducia tra cittadini, professionisti e istituzioni in un settore strategico come quello dell’edilizia.






