Quando si trasferiscono somme di denaro tra parenti con un bonifico, la spontaneità spesso prevale sulla prudenza. Eppure, dietro quello che sembra un semplice gesto di aiuto, può nascondersi un potenziale rischio fiscale. Nel 2025, infatti, le verifiche dell’Agenzia delle Entrate continuano a concentrarsi anche su questi movimenti, rendendo fondamentale capire come comportarsi per evitare interpretazioni errate sulle somme ricevute o inviate.
La lente del Fisco sui bonifici
I controlli sulle movimentazioni bancarie non riguardano solo chi gestisce attività economiche o redditi elevati. L’Agenzia delle Entrate, attraverso le indagini finanziarie, può esaminare qualunque conto corrente e considerare i versamenti come presunti redditi non dichiarati se mancano prove precise del loro reale significato. Per superare questa presunzione non basta una spiegazione verbale: serve documentazione chiara e completa. Una regola riconosciuta da numerose sentenze e ribadita anche di recente.
La posizione dei giudici tributari
Una decisione della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Puglia (sentenza n. 4378 del 31 dicembre 2024) ha ricordato che un bonifico proveniente da un parente non è automaticamente un “reddito nascosto”. È l’amministrazione che deve dimostrare, con elementi puntuali, che si tratta di somme legate ad attività imponibili.

In altri casi, i giudici hanno sottolineato che trasferimenti motivati da ragioni affettive, aiuti economici o scopi solidaristici non possono essere trattati come ricavi mascherati. Tuttavia, l’assenza di una causale chiara può trasformare un semplice gesto familiare in un problema fiscale.
Come impostare un bonifico per evitare contestazioni
Per muoversi con sicurezza, la tracciabilità è un alleato prezioso. Bonifici e assegni non trasferibili aiutano a ricostruire la natura dell’operazione, ma è essenziale indicare una causale comprensibile e coerente. Poche parole, ma giuste, possono evitare equivoci: regalare denaro per un compleanno, sostenere momentaneamente un figlio o concedere un prestito familiare senza interessi sono tutte situazioni che devono essere esplicitate nel trasferimento, così da risultare inequivocabili in caso di controllo.
Donazioni in contanti: quando serve una formalità in più
Le donazioni in contanti sono ancora possibili, ma oltre i 5.000 euro richiedono maggiore cautela. Prima di versare la somma sul conto del beneficiario, è consigliabile registrare l’atto all’Agenzia delle Entrate e conservare ogni documento che dimostri l’origine e la volontà della donazione, incluse eventuali dichiarazioni sottoscritte dalle parti. Una precauzione che evita di lasciare spazio a interpretazioni che potrebbero portare a contestazioni.
Causali corrette: piccoli dettagli che fanno la differenza
Un bonifico da un familiare non è un problema in sé: diventa critico quando manca una motivazione chiara. Causali esplicite, come “regalo di Natale”, “aiuto economico temporaneo” o “prestito infruttifero tra familiari”, permettono di collegare la somma a un’intenzione reale e verificabile. Anche anticipi d’eredità o aiuti per l’acquisto della casa devono essere identificati con precisione, specificando il legame tra chi invia il denaro e chi lo riceve.
Quando l’intervento del notaio diventa obbligatorio
Non tutte le donazioni richiedono l’atto notarile, ma quando le somme diventano consistenti la legge impone che il trasferimento sia formalizzato tramite atto pubblico con firma autenticata. Senza questo passaggio, una donazione importante rischia di essere dichiarata nulla. Per importi più contenuti, soprattutto tra genitori e figli o tra coniugi, non è necessario rivolgersi al notaio, anche se indicare una causale precisa e conservarne traccia rimane una buona pratica.
Cosa accade se il Fisco apre un controllo
Se i sistemi di verifica individuano movimenti sospetti, il contribuente può ricevere una richiesta di chiarimenti. In quel momento diventa cruciale poter dimostrare la provenienza del denaro con documenti inoppugnabili. In caso contrario, l’importo rischia di essere trattato come reddito imponibile non dichiarato, con il conseguente recupero delle imposte dovute e l’applicazione di sanzioni e interessi.
Bonifico ordinario o parlante? La differenza che può pesare
L’ultimo tassello riguarda la tipologia di bonifico utilizzata. Quelli ordinari richiedono informazioni essenziali — dati di mittente e destinatario, IBAN e causale — e sono i più comuni nei trasferimenti familiari. I “parlanti”, invece, includono anche il codice fiscale di chi beneficia della detrazione. Sono necessari solo quando si effettuano pagamenti destinati a lavori edilizi o a spese agevolabili dal Fisco. Una distinzione importante per evitare di usare strumenti non necessari o, peggio, inadeguati rispetto allo scopo del trasferimento.
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