Amazon lancia Bazaar, una piattaforma indipendente super low-cost pensata per i mercati emergenti. Ma dietro i prezzi irrisori si nasconde un modello di consumo esplosivo che rischia di aggravare inquinamento, dipendenze d’acquisto e lavoro sottopagato.
Dopo mesi di sperimentazione con Amazon Haul, la piattaforma di shopping ultra–economico dedicata al mercato occidentale, Amazon torna all’attacco del settore low-cost con una nuova mossa che punta ancora più in basso nel prezzo e ancora più in alto nei volumi. Si chiama Amazon Bazaar ed è un’app separata, sviluppata e lanciata per conquistare i mercati emergenti — quelle aree in cui il potere d’acquisto è più fragile, ma la crescita demografica e digitale è velocissima. L’obiettivo è chiaro: inserirsi nella battaglia aperta da Temu, Shein e TikTok Shop, diventando l’opzione più “affidabile” in territori cruciali per il futuro dello shopping online.
L’app è già disponibile in 14 Paesi tra Asia, Africa e America Latina, dalla Nigeria alle Filippine, dal Perú a Taiwan, fino al Qatar e alla Repubblica Dominicana. Per ora non è prevista alcuna versione italiana, ma l’espansione continuerà nei prossimi mesi. La logica è simile a quella di Haul: milioni di prodotti, quasi tutti sotto i 10 dollari, un’interfaccia semplice, pagamento con carte internazionali e un sistema di consegna low-cost. Ma il contesto cambia profondamente. Qui Amazon non prova a sedurre i consumatori occidentali già saturi di offerte, bensì le fasce socioeconomiche emergenti che negli ultimi anni hanno trasformato Temu e Shein in due colossi globali.
All’interno dell’app, tutto è pensato per aumentare la frequenza d’acquisto: giochi, premi casuali, sistemi di ricompense, meccaniche di gamification che ricordano le slot machine digitali, e che spingono gli utenti a tornare continuamente sull’app nella speranza di ottenere uno sconto o un prodotto gratis. È la strategia più aggressiva adottata dagli store low-cost, riproposta ora con il marchio Amazon, percepito come più affidabile e trasparente rispetto ai concorrenti asiatici.

Perché Amazon sta spingendo così tanto sul low-cost? La risposta è semplice: nei mercati emergenti vive la prossima generazione di consumatori globali. Popolazioni giovani, digitalizzate, sempre più connesse, ma con un reddito medio ancora basso. È qui che si giocherà la vera guerra del commercio elettronico nei prossimi vent’anni. E Amazon vuole arrivare prima di tutti, portando il proprio ecosistema dove i competitor stanno già avanzando da anni. In alcune aree, come Messico, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, l’azienda aveva già testato il marchio Bazaar per le sezioni “prezzi stracciati” del suo sito principale. Ora tenta il passo successivo: far nascere un’app autonoma, pensata da zero per culture e abitudini d’acquisto totalmente diverse da quelle occidentali.
Eppure, dietro la facciata dell’“accessibilità globale”, rimane un problema enorme: il modello di shopping low-cost continua ad alimentare consumismo compulsivo, produzioni frenetiche e una quantità crescente di rifiuti difficili da smaltire. Sono prodotti pensati per durare pochissimo, spesso provenienti da filiere poco trasparenti, in cui il costo reale — ambientale e umano — non compare mai sul prezzo finale. La stessa promessa del “tutto a poco” ha già mostrato di essere insostenibile per il pianeta e devastante per i lavoratori che rendono possibile questa economia dei minuscoli margini.
Con Bazaar, Amazon non introduce semplicemente una nuova app, ma accelera una tendenza che molti esperti giudicano insostenibile. È un’espansione che guarda lontano, verso mercati dove la domanda esplode e dove il low-cost può diventare una dipendenza quotidiana. Un sistema fluido, veloce, onnipresente, che crea un legame emotivo con lo shopping istantaneo e svuota il concetto stesso di consumo responsabile.
Amazon parla di “accesso globale”, “convenienza” e “opportunità”, ma questo tipo di convenienza ha un prezzo nascosto che continua a ricadere altrove: sull’ambiente, sui lavoratori e sulle comunità che dovranno gestire le conseguenze di un modello che produce molto più di quanto il pianeta può assorbire. Bazaar è solo l’ultimo tassello di una corsa al ribasso che sembra non voler rallentare, anche se il mondo avrebbe bisogno esattamente del contrario.






