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Assegno divorzile 2025: tutti i casi concreti in cui si perde davvero secondo la Cassazione

by Andrea Casamassima
8 Settembre 2025

Il divorzio non è solo la fine di un matrimonio: è anche l’inizio di una nuova fase della vita in cui spesso entrano in gioco aspetti economici delicati. Tra questi, l’assegno divorzile è uno degli strumenti più citati e al tempo stesso più fraintesi. Non si tratta di un “premio” né di una rendita automatica, ma di un supporto che il giudice può stabilire a favore dell’ex coniuge che si trovi in condizioni di difficoltà economica. Nel 2025, con l’aumento delle separazioni e dei divorzi, questo istituto giuridico assume ancora più rilevanza.

Che cos’è l’assegno divorzile

L’assegno divorzile è una somma di denaro che può essere riconosciuta all’ex coniuge più debole economicamente dopo lo scioglimento del matrimonio civile o la cessazione degli effetti civili di quello religioso. Può essere versato mensilmente o, in alternativa, in un’unica soluzione se le parti e il tribunale lo ritengono equo.

La sua funzione principale non è mantenere lo stesso tenore di vita di quando si era sposati, ma assicurare un sostegno minimo e riequilibrante a chi, durante il matrimonio, ha contribuito in modo significativo alla vita familiare sacrificando però la propria carriera o le proprie prospettive economiche.

Quando spetta

Non basta trovarsi in condizioni economiche inferiori per ottenere l’assegno divorzile. Il giudice valuta una serie di fattori che servono a stabilire se ci sia davvero un diritto:

  • Condizioni economiche e patrimoniali dei coniugi al momento del divorzio.

  • Durata del matrimonio, elemento cruciale per capire quanto la vita in comune abbia inciso sul percorso personale.

  • Contributo personale ed economico dato alla famiglia, come la cura dei figli o la rinuncia a un lavoro per sostenere il coniuge.

  • Età, salute e capacità lavorativa del richiedente, che influenzano la possibilità di procurarsi un reddito autonomo.

Un esempio concreto: un coniuge che ha rinunciato a lavorare per occuparsi dei figli e della casa per vent’anni avrà più probabilità di vedersi riconoscere l’assegno rispetto a chi, pur avendo lavorato, dispone di entrate sufficienti.

Come viene calcolato

Il calcolo dell’assegno divorzile non segue una formula matematica fissa. Ogni caso è diverso e la decisione è affidata al tribunale, che prende in considerazione vari elementi:

  • Lo squilibrio economico tra i due ex coniugi.

  • Le cause che hanno portato a quello squilibrio (ad esempio anni dedicati alla famiglia invece che al lavoro).

  • Le prospettive future di guadagno di ciascuno.

  • L’eventuale patrimonio immobiliare posseduto da uno o da entrambi.

In genere, l’assegno viene adeguato annualmente tenendo conto dell’inflazione. In alcuni casi il giudice può stabilire che la somma venga versata una tantum, soprattutto per evitare conflitti continui tra gli ex coniugi.

Differenza tra assegno divorzile e mantenimento

Uno degli errori più diffusi è confondere l’assegno divorzile con l’assegno di mantenimento.

  • Il mantenimento riguarda la separazione: serve a garantire al coniuge economicamente più debole un tenore di vita simile a quello mantenuto durante il matrimonio.

  • L’assegno divorzile invece interviene dopo il divorzio e ha una logica diversa: non mira più a conservare lo stesso stile di vita, ma a garantire un supporto minimo e compensativo.

Questo spiega perché, nella pratica, l’assegno divorzile è quasi sempre inferiore rispetto al mantenimento.

Quando si perde l’assegno divorzile

L’assegno divorzile non è eterno. Ci sono situazioni precise in cui può essere revocato o ridotto:

  • Nuove nozze del beneficiario: se l’ex coniuge si risposa, perde automaticamente il diritto all’assegno.

  • Convivenza stabile e duratura: sempre più sentenze equiparano una convivenza consolidata a un nuovo nucleo familiare, motivo sufficiente per interrompere l’assegno.

  • Autonomia economica sopraggiunta: se il beneficiario trova un lavoro stabile o riceve un’eredità rilevante, il coniuge obbligato può chiedere la revisione dell’assegno.

  • Miglioramento delle condizioni personali: anche fattori come l’età, la salute e le opportunità lavorative possono portare a un ricalcolo nel tempo.

Casi pratici e giurisprudenza

Negli ultimi anni la Corte di Cassazione ha cambiato più volte orientamento, ma oggi la linea prevalente è che l’assegno divorzile abbia tre funzioni:

  1. Assistenziale, per sostenere chi non ha redditi sufficienti.

  2. Perequativa, per riequilibrare le differenze patrimoniali create dal matrimonio.

  3. Compensativa, per riconoscere i sacrifici fatti durante la vita coniugale.

Una sentenza del 2018 (Cass. Sezioni Unite n. 18287) ha chiarito che non conta più il “tenore di vita matrimoniale”, ma la necessità di riequilibrare le posizioni. Da allora i giudici hanno più margine per valutare caso per caso.

Consigli pratici per chi si trova in questa situazione

  • Documentare tutto: chi chiede l’assegno deve dimostrare di non avere mezzi adeguati e di aver sacrificato parte della propria vita lavorativa per la famiglia.

  • Aggiornare le prove: buste paga, certificati medici, spese familiari devono essere sempre pronti.

  • Non sottovalutare la mediazione: spesso una soluzione concordata tra le parti evita lunghi contenziosi e garantisce maggiore serenità.

  • Chiedere assistenza legale: un avvocato specializzato in diritto di famiglia può fare la differenza nel presentare il caso al giudice.

Domande frequenti sull’assegno divorzile

Quanto dura l’assegno divorzile?
Non ha una durata prestabilita: viene versato fino a quando permangono le condizioni che ne giustificano il diritto. Se il beneficiario acquisisce autonomia economica, si risposa o convive stabilmente, il giudice può revocarlo.

Si può rinunciare all’assegno divorzile?
Sì. L’ex coniuge che ne avrebbe diritto può rinunciare, anche per favorire una soluzione concordata con l’altro, ad esempio in cambio di una liquidazione una tantum. La rinuncia deve comunque risultare da un accordo scritto e approvato dal tribunale.

L’assegno divorzile è sempre dovuto?
No. Non è automatico. Il giudice lo riconosce solo se uno dei coniugi dimostra di non avere mezzi adeguati e di aver sacrificato la propria carriera o il proprio patrimonio per la famiglia durante il matrimonio.

Come viene pagato l’assegno divorzile?
Può essere corrisposto con versamenti mensili oppure in un’unica soluzione, se il tribunale e le parti ritengono questa formula più equa. L’assegno periodico è soggetto ad adeguamento annuale in base all’inflazione.

Quanto può essere alto l’assegno divorzile?
Non esistono importi standard. La somma varia in base al reddito e al patrimonio dei coniugi, alla durata del matrimonio e ai sacrifici personali. In Italia può andare da poche centinaia di euro fino a migliaia, nei casi di ex coniugi con grandi disponibilità economiche.

Cosa succede se non si paga l’assegno divorzile?
Se il coniuge obbligato non versa quanto stabilito, l’ex può chiedere al giudice l’esecuzione forzata, con pignoramento dello stipendio o dei beni del debitore. In alcuni casi, il mancato pagamento può avere anche conseguenze penali.

Si paga l’assegno divorzile anche se ci sono figli?
Sì, ma non va confuso con l’assegno di mantenimento per i figli. Quest’ultimo è sempre prioritario. L’assegno divorzile riguarda solo l’ex coniuge, e può coesistere con quello per i figli se ne ricorrono i presupposti.

Un tema che divide

L’assegno divorzile è da sempre al centro di dibattiti. Da una parte c’è chi lo considera una tutela necessaria, soprattutto per chi ha dedicato la vita alla famiglia. Dall’altra, chi lo ritiene una forma di dipendenza economica che non incentiva l’autonomia. Nel 2025, con il numero crescente di divorzi, la questione resta aperta e molto attuale.

L’assegno divorzile non è un automatismo, ma uno strumento che tiene conto di tanti fattori: condizioni economiche, durata del matrimonio, sacrifici personali e prospettive future. Non basta essere l’ex coniuge economicamente più debole: serve dimostrare il nesso tra il percorso matrimoniale e la situazione attuale.

Capire come funziona, quali sono i criteri applicati dai giudici e in quali casi si perde il diritto è fondamentale per affrontare un divorzio in modo consapevole e ridurre i conflitti. In una società che cambia rapidamente, anche il diritto di famiglia continua a evolversi, cercando di bilanciare giustizia, equità e tutela delle persone più fragili.

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