Roma, 27 dicembre 2025 – Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha denunciato ancora una volta l’atteggiamento bellicoso della Russia, sottolineando come i recenti raid aerei e missilistici confermino che Mosca non ha alcuna intenzione di perseguire la pace nel conflitto in corso. Le sue dichiarazioni arrivano in un momento di intensificazione degli attacchi russi su Kiev e altre regioni ucraine, con un aumento significativo dei bombardamenti su infrastrutture civili ed energetiche.
Zelensky: “I raid russi dimostrano che Mosca non vuole la pace”
Negli ultimi giorni, Zelensky ha sollevato interrogativi sull’assenza di una risposta concreta da parte di Mosca alle proposte di pace avanzate dagli Stati Uniti e dalla comunità internazionale. “La risposta russa sono i raid sull’Ucraina” ha dichiarato il presidente ucraino, evidenziando come i bombardamenti notturni, che hanno visto l’impiego di circa 500 droni e 40 missili, tra cui i famigerati Kinzhal e ‘shahed’, rappresentino una chiara dimostrazione della volontà di Mosca di proseguire la guerra. L’obiettivo principale degli attacchi resta Kiev, con danni ingenti a impianti energetici e infrastrutture civili.
Zelensky ha inoltre ammonito che qualora la Russia dovesse trasformare il periodo natalizio e di Capodanno in un momento di distruzione e sofferenza, la risposta internazionale dovrà essere “davvero forte”. Ha invitato Stati Uniti ed Europa a utilizzare appieno la loro capacità di pressione contro Mosca, sottolineando l’importanza di un sostegno tempestivo e adeguato alla difesa aerea ucraina.
“La diplomazia non funzionerà senza sicurezza”
Il presidente ucraino ha ribadito la necessità di continuare gli sforzi diplomatici, ma ha precisato che “la diplomazia non funzionerà senza sicurezza”, evidenziando come la protezione militare sia condizione imprescindibile per negoziati efficaci. L’affermazione si inserisce in un quadro di persistente incertezza sulle reali intenzioni di pace di Vladimir Putin, che secondo molti osservatori internazionali, continua a utilizzare la guerra come strumento di pressione politica.
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