Strasburgo, 9 settembre 2025 – Durante una conferenza stampa a Strasburgo, il capogruppo del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber, ha sottolineato la necessità di trovare una posizione condivisa sulla crisi di Gaza. Secondo l’eurodeputato tedesco, il dibattito sull’uso del termine “genocidio” non aiuta a costruire un consenso, ma al contrario rischia di dividere l’Europa. Weber ha ribadito che serve un approccio unitario, in grado di inviare un segnale chiaro a Israele: la situazione non può proseguire in questo modo.
Weber commenta le parole di Draghi
Weber ha poi commentato l’intervento di Mario Draghi al Meeting di Rimini, definendolo una vera e propria chiamata alla consapevolezza. A suo avviso, gli europei avvertono di non riuscire più a difendere la propria forza economica, che un tempo rappresentava il principale punto di solidità del continente. “Stiamo perdendo la nostra potenza economica – ha affermato – ed è per questo che Draghi ci ha chiesto di affrettarci”. Un appello che, secondo Weber, rientra pienamente nell’agenda politica del Ppe.
Il nodo Serbia e l’appartenenza al Ppe
Infine, il capogruppo popolare ha affrontato la questione legata alla Serbia. Dopo le recenti repressioni delle manifestazioni nel Paese, la presenza del partito Sns, guidato dal presidente Aleksandar Vučić, all’interno del Ppe è finita sotto osservazione. Weber ha annunciato l’avvio di un processo di scrutinio che partirà nei prossimi giorni, chiarendo che la permanenza di Vučić e del suo partito sarà oggetto di discussione all’interno della famiglia politica europea.
L’invito di Weber: “Rivedere il divieto sui motori a combustione”
Weber ha poi ribadito l’importanza strategica del settore automobilistico per l’economia del continente, sottolineando la necessità di rivedere il divieto imposto sui motori a combustione interna. “Uno degli obiettivi prioritari deve essere la neutralità tecnologica – ha affermato durante la conferenza stampa –. Non possiamo accettare un approccio ideologico che penalizzi un comparto così centrale per l’Europa”.
Weber ha inoltre richiamato l’attenzione sulle conseguenze occupazionali della transizione in corso. “Solo lo scorso anno l’industria automobilistica ha perso 88 mila posti di lavoro, quasi 90 mila in dodici mesi – ha spiegato –. Si tratta non solo del principale settore economico dell’Unione, da cui dipendono milioni di famiglie, ma anche di una delle più grandi fonti di innovazione. Per questo motivo è indispensabile che riceva un sostegno concreto da parte dei legislatori”.






