Washington, 10 dicembre 2025 – Il Washington Post ha rivelato i dettagli di un piano di pace in discussione per porre fine al conflitto tra Ucraina e Russia, basato su un complesso pacchetto negoziale che coinvolge gli USA, l’Ucraina e le nazioni europee. L’articolato progetto comprende tre documenti fondamentali: un piano di pace, garanzie di sicurezza e un piano di rilancio economico per l’Ucraina.
Ucraina, garanzie di sicurezza e limiti militari
Secondo le fonti citate dall’opinionista David Ignatius, gli USA sarebbero pronti a offrire garanzie di sicurezza analoghe all’Articolo 5 della NATO per proteggere l’Ucraina in caso di violazioni da parte della Russia. L’Ucraina richiede formalmente che tali garanzie siano sottoscritte dagli USA e ratificate dal Congresso, mentre i Paesi europei firmerebbero accordi separati. Un punto cruciale del negoziato è la protezione della sovranità ucraina, che sarebbe garantita senza alcun veto da parte russa.
Sul fronte militare, si discute intensamente dei limiti alla dimensione dell’esercito ucraino. La proposta iniziale americana prevedeva un esercito di 600.000 soldati, ma si sta valutando un aumento fino a 800.000 unità, un numero che si avvicina alla forza che l’Ucraina potrebbe avere al termine del conflitto. Tuttavia, Kiev respinge qualsiasi limite costituzionale formale imposto da Mosca. Al di là della forza nominale dell’esercito, potrebbero essere mantenute forze supplementari, come la guardia nazionale e altre unità di supporto.
Una delle misure di sicurezza più delicate è la creazione di una zona demilitarizzata (DMZ) lungo l’intera linea del cessate il fuoco, dalla provincia di Donetsk fino a Zaporizhzhia e Kherson. Dietro questa fascia di sicurezza, verrebbe istituita una zona più ampia in cui sarebbero vietati gli armamenti pesanti, con un sistema di monitoraggio rigoroso ispirato alla divisione tra Corea del Nord e Corea del Sud.

Territori, adesione UE e gestione della centrale nucleare
Gli scambi territoriali rappresentano una parte inevitabile dell’accordo, ma restano oggetto di forti discussioni. La Russia pretende la cessione di circa il 25% della regione di Donetsk ancora sotto controllo ucraino. L’amministrazione americana, sostenuta da alcuni consiglieri dell’ex presidente Trump, ritiene che Kiev dovrebbe anticipare queste concessioni per evitare maggiori perdite in battaglia nei prossimi mesi. Una possibile formula di compromesso prevede che le zone cedute siano demilitarizzate. Tuttavia, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ribadito con fermezza di non riconoscere alcun diritto legale a cedere territorio alla Russia, ipotizzando come soluzione alternativa un modello simile a quello coreano, dove entrambe le parti reclamano la sovranità sull’intera area ma con una linea di demarcazione effettiva.
Un altro punto di particolare interesse riguarda la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, attualmente sotto occupazione russa. I negoziatori stanno discutendo la possibilità che la gestione dell’impianto venga affidata agli USA, una proposta che, per quanto insolita, ha trovato il favore di alcuni funzionari ucraini come strumento di deterrenza contro eventuali nuove aggressioni russe.
Parallelamente alle questioni militari e territoriali, il piano prevede anche una rapida adesione dell’Ucraina all’Unione Europea entro il 2027, accelerando un processo che tradizionalmente richiede tempi più lunghi. Tale ingresso faciliterebbe il commercio e gli investimenti, e imporrebbe all’Ucraina un rigoroso controllo anticorruzione, soprattutto nelle imprese statali, un tema da tempo al centro delle riforme del Paese.

Reazioni e ruolo dell’Europa nei negoziati
L’Unione Europea ha espresso preoccupazioni per il fatto che il piano di pace sia stato elaborato principalmente da Stati Uniti e Russia, con un coinvolgimento limitato di Bruxelles e dei Paesi membri. L’Alta rappresentante UE per gli Affari esteri, Kaja Kallas, ha sottolineato che per un accordo efficace è indispensabile che Europa e Ucraina siano parte attiva del processo. I ministri degli Esteri di diversi Paesi europei, tra cui Francia, Germania e Danimarca, hanno ribadito che la pace non può essere una capitolazione e che qualsiasi negoziato deve rispettare la sovranità e la volontà ucraina, senza cedere a pressioni unilaterali.

L’Italia, rappresentata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha indicato che il ruolo europeo deve essere riconosciuto e che le sanzioni alla Russia restano uno strumento fondamentale da mantenere fino al raggiungimento di un accordo condiviso. Anche la Polonia insiste sulla necessità di limitare il potenziale aggressivo russo e di non indebolire la capacità difensiva di Kiev.
In conclusione, nonostante le tensioni e le difficoltà, le discussioni a Ginevra e le successive dichiarazioni indicano progressi significativi verso un possibile accordo di pace che includa garanzie di sicurezza, un nuovo assetto territoriale e una prospettiva economica per l’Ucraina, con il coinvolgimento attivo degli attori internazionali chiave.






