Anchorage, Alaska, 9 agosto 2025 – Il vertice tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il presidente russo, Vladimir Putin, previsto in Alaska il prossimo 15 agosto, rappresenta un momento cruciale e controverso per la situazione in Ucraina, alimentando timori diffusi di una possibile sconfitta lenta per Kiev. La scelta della location non è casuale: come ha ricordato lo stesso Trump, l’Alaska fu acquistata dalla Russia nel 1867 per 7,2 milioni di dollari, e ora diventa il teatro in cui Putin cerca di concludere un accordo territoriale di portata storica.
Le condizioni favorevoli a Mosca e le reazioni di Kiev
Il contesto del summit sembra estremamente sbilanciato a favore di Mosca. Dopo mesi di negoziati fittizi, Putin ha colto l’occasione per tentare di imporre scambi territoriali che vedrebbero l’Ucraina cedere porzioni di territorio, tra cui parti delle regioni di Donetsk e Luhansk, aree ancora non completamente sotto controllo russo. L’inviato di Trump, Steve Witkoff, ha infatti proposto che Kiev rinunci a questi territori in cambio di una tregua, idea che ha suscitato forte condanna da parte dell’Ucraina e dei suoi alleati europei.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha respinto fermamente qualsiasi ipotesi di cessione territoriale, sottolineando il profondo dissenso dell’esercito e della popolazione ucraina, che continua a subire bombardamenti notturni. Da parte sua, il Cremlino sostiene la necessità di evitare ulteriori combattimenti, favorendo l’occupazione di città chiave come Pokrovsk e Kostiantynivka, ormai quasi circondate dalle forze russe, mentre mira a ottenere anche le città di Kramatorsk e Sloviansk, densamente popolate, auspicando un’evacuazione senza spargimento di sangue.
I possibili scambi territoriali e lo scetticismo sulla tregua
La proposta di scambio include anche piccoli territori occupati da Russia nelle regioni di Sumy e Kharkiv, zone considerate parte di una presunta “zona cuscinetto” voluta da Putin. Tuttavia, il vero obiettivo rimane un cessate il fuoco, che appare tuttavia di difficile realizzazione. Putin continua a sostenere che prima di una tregua debbano essere definite le modalità tecniche di monitoraggio e logistica, mentre la sua posizione si rafforza sul campo, con le truppe russe in avanzata lungo il fronte orientale.
L’Europa osserva con cautela, ricordando il fallimento della politica di appeasement di Neville Chamberlain nel 1938 e la diffidenza verso accordi firmati da Mosca che in passato sono stati disattesi per riprendere le offensive.
La diplomazia tra Trump e Putin: un rischio per l’Ucraina
Putin ha chiarito fin dall’inizio di voler soggiogare o occupare l’intera Ucraina e di voler ridefinire i rapporti strategici con gli Stati Uniti, auspicando l’abbandono di Kiev da parte di Washington. L’idea di discutere una cooperazione economica a partire dall’Alaska, con un possibile ritorno del summit in Russia, è stata avanzata dal consigliere di Putin, Yury Ushakov.
Il rischio è che l’incontro tra Trump e Putin spalanchi la strada a trattative tecniche che favoriscano Mosca, con scambi territoriali imposti a Kiev in cambio di aiuti e intelligence statunitensi, in uno schema già visto nelle precedenti amministrazioni. Il presidente francese Emmanuel Macron potrebbe nuovamente intervenire per mediare, mentre Putin continuerà a consolidare i suoi guadagni territoriali.
Dal punto di vista geopolitico, due elementi nuovi emergono rispetto al passato: il recente coinvolgimento diplomatico di India e Cina, che mantengono contatti con Mosca, preoccupate per le ripercussioni delle sanzioni statunitensi sulle importazioni energetiche; e la dichiarata evoluzione del pensiero di Trump su Putin, che pur mostrando un lessico più critico, appare ancora incline a non ostacolare troppo la Russia.
Con l’assenza di nuove sanzioni e la forza militare russa in ascesa, il vertice in Alaska sembra segnare l’inizio di una fase in cui la Ucraina rischia di essere costretta a fare concessioni significative, mentre il mondo osserva con apprensione il possibile ridisegno dei confini europei sotto l’ombra di Mosca.






