La Cina ha espresso un netto dissenso nei confronti della decisione dell’amministrazione statunitense guidata dal presidente Donald Trump di istituire una “lista nera” di Paesi accusati da Washington di detenere ingiustamente cittadini americani. Tra i Paesi potenzialmente interessati figurano la Cina stessa, l’Iran e l’Afghanistan.
La dura posizione cinese contro la “lista nera”
Durante il briefing quotidiano, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha definito la mossa di Washington una “completa distorsione dei fatti”, sottolineando come essa sia guidata da “secondi fini”. Lin ha ribadito che la Repubblica popolare cinese sostiene una governance basata sulla legge e ha negato qualsiasi problema di detenzione arbitraria o ingiusta di cittadini stranieri.
“La Cina accoglie cittadini e imprese di tutti i Paesi che viaggiano e fanno affari in Cina, tutelando i loro diritti e interessi nel rispetto della legge”, ha affermato il portavoce. Inoltre, ha criticato la pratica statunitense di “diplomazia coercitiva”, sanzioni unilaterali e detenzioni arbitrarie, definendole “brevetti statunitensi”.
La nuova iniziativa di Trump e le conseguenze per i Paesi coinvolti
L’ordine esecutivo firmato venerdì scorso dal presidente Trump stabilisce che gli Stati Uniti identificheranno gli Stati che sponsorizzano la cosiddetta “detenzione ingiusta”, misura che ricorda l’etichettatura di Paesi sponsor del terrorismo. Il Dipartimento di Stato americano potrà imporre sanzioni, controlli sulle esportazioni e vietare l’ingresso negli Stati Uniti ai funzionari coinvolti nelle detenzioni.
Un alto funzionario dell’amministrazione ha indicato che Cina, Iran e Afghanistan saranno sottoposti a revisione per la loro presunta partecipazione a quella che Washington definisce “diplomazia degli ostaggi”. Tra le misure più severe, il Dipartimento di Stato potrà impedire ai cittadini americani di visitare i Paesi inseriti nella nuova lista nera, come già accade con la Corea del Nord dopo il caso dell’arresto dello studente Otto Warmbier.
La tensione tra Pechino e Washington si inserisce in un contesto di crescenti ostilità commerciali e diplomatiche, con le borse asiatiche che hanno mostrato segnali di volatilità a causa delle incertezze generate dalle politiche tariffarie statunitensi.






