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Home Esteri

Ungheria, opposizione e attivisti al Pride: “Difendere i diritti, no alle provocazioni”

by Alessandro Bolzani
28 Giugno 2025
La bandiera della comunità lgbt è uno dei simboli più riconoscibili del pride

La bandiera della comunità lgbt è uno dei simboli più riconoscibili del pride | Pixabay @lillen - Alanews.it

Budapest, 28 giugno 2025 – In una giornata segnata da tensioni e contrasti, il dibattito politico e sociale in Ungheria si accende attorno al divieto della tradizionale parata del Pride, imposto dal governo di Viktor Orbán. I principali esponenti dell’opposizione e rappresentanti di associazioni per i diritti civili lanciano un appello alla calma e alla resistenza, denunciando le modalità con cui il governo ungherese gestisce le libertà civili e i diritti delle minoranze.

L’appello di Peter Magyar: “Non cedere alle provocazioni”

Peter Magyar, figura di spicco dell’opposizione ungherese e sfidante alle prossime elezioni politiche, ha usato i social per rivolgere un monito a tutti i partecipanti e ai cittadini: “Chiedo a tutti di non cedere ad alcuna provocazione. Se qualcuno oggi a Budapest si farà male, solo Viktor Orbán ne sarà responsabile”. Secondo Magyar, l’attuale primo ministro non rappresenta più tutti gli ungheresi e manca nel suo ruolo di protezione e unità del Paese. “Il compito di un leader non è incitare all’odio, ma seppellire le trincee. Non dovrebbe dividere e incitare, ma tendere una mano e proteggere tutti i nostri compatrioti”, ha sottolineato.

Questo richiamo alla responsabilità politica arriva in un contesto segnato da una forte repressione delle manifestazioni e da una crescente polarizzazione sociale, che vede la comunità LGBTQ+ sotto pressione a causa delle leggi restrittive e delle iniziative governative che limitano i diritti civili.

Neonazisti al Pride e denunce dal Circolo Mario Mieli

Nel frattempo, a Budapest si registra una situazione paradossale: i gruppi neonazisti sono presenti nel luogo previsto per lo svolgimento del Pride. A denunciarlo è Mario Colamarino, presidente del Circolo Mario Mieli e portavoce del Roma Pride, che ha inviato una delegazione in Ungheria per sostenere la parata vietata da Orbán. La denuncia riguarda il fatto che il Pride non è stato autorizzato, mentre due contromanifestazioni organizzate da gruppi neonazisti sono invece state approvate, addirittura sullo stesso percorso previsto per il corteo. Questa situazione è vista come un grave segnale di discriminazione istituzionalizzata e un ulteriore ostacolo alla libertà di espressione e manifestazione.

Una giornata di resistenza politica e civile

Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria nazionale del Partito Democratico con delega al Terzo Settore e all’Associazionismo, definisce la giornata a Budapest come “una giornata di resistenza civile e politica”. Bonafoni ricorda come in Ungheria manifestare per i diritti significhi spesso affrontare intimidazioni e condanne, e sottolinea la presenza della delegazione del Partito Democratico guidata da Elly Schlein, segretaria del partito. “Siamo lì per portare la nostra solidarietà a chi rischia, per ribadire che l’Europa è comunità di diritti e libertà, non un’alleanza tra nazionalismi autoritari”, afferma Bonafoni, criticando duramente il silenzio del governo italiano guidato da Giorgia Meloni, che non ha espresso alcuna presa di posizione contro Orbán, alleato chiave della destra internazionale.

Pride a Budapest, Elly Schlein: “Non si può vietare l’amore per legge”

In una conferenza stampa a Budapest, a poche ore dalla parata, la leader del Partito Democratico, Elly Schlein, ha ribadito con forza il diritto alla libertà e all’identità: “Siamo qui per la libertà e la democrazia. Tu non puoi vietare l’amore per legge. Non puoi cancellare l’identità delle persone, il nostro corpo, siamo persone con diritti”. Schlein ha definito il divieto del Pride una palese violazione dei diritti costituzionali europei, sottolineando l’importanza di opporsi a queste restrizioni in difesa dei valori fondamentali dell’Unione Europea.

Per approfondire: Pride di Budapest, l’allarme di +Europa: “Attivisti controllati, clima intimidatorio”

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