Budapest, 1 agosto 2025 – Il sindaco di Budapest, Gergely Karácsony, è stato convocato e interrogato per un’ora dalla polizia giudiziaria ungherese in relazione all’organizzazione della marcia del Pride tenutasi lo scorso giugno, nonostante l’evento fosse stato vietato dal governo.
Il caso Karácsony e il Pride di Budapest
Karácsony, sindaco della capitale ungherese dal 2019, si è presentato all’interrogatorio indossando una maglietta nera con l’emblema arcobaleno del municipio, simbolo di sostegno alla comunità LGBT+. Ad accompagnarlo, numerosi manifestanti che hanno protestato contro il procedimento penale a suo carico.
Il sindaco ha definito “assurdo” il fatto di essere indagato, sottolineando come il Pride di quest’anno fosse stato ufficialmente indetto dal municipio di Budapest come un evento proprio, pertanto non soggetto a divieti governativi. Karácsony ha inoltre avvertito che una sua eventuale incriminazione sarebbe un “autogol controproducente” per il governo di Viktor Orbán.
Il 28 giugno, più di 250 mila persone hanno partecipato alla marcia del Pride, la più grande mai organizzata in Ungheria, che è stata anche una protesta contro l’autoritarismo del governo Orban e contro la legge che vietava manifestazioni a sfondo omosessuale, giustificata con la “protezione dei minori”.
Le implicazioni politiche e il ruolo di Karácsony
Gergely Karácsony, politologo e politico di centrosinistra, è noto per le sue posizioni critiche nei confronti del governo Orban e per il suo impegno a favore dei diritti civili e delle minoranze. Nel corso del suo mandato ha spesso sfidato le politiche governative, partecipando attivamente a eventi della comunità LGBT+ e sostenendo l’accoglienza dei rifugiati ucraini, in netta contrapposizione alle posizioni ufficiali di Budapest.
Il procedimento a suo carico rischia di scatenare proteste sia interne che internazionali, mentre la polizia può ora decidere se archiviare il caso o inoltrarlo alla Procura per un eventuale rinvio a giudizio. La vicenda si inserisce nel più ampio contesto di tensioni politiche e sociali in Ungheria, dove il governo di Orban è spesso accusato di autoritarismo e repressione delle libertà civili.






