Bruxelles, 16 maggio – Un milione di europei ha richiesto all’Unione Europea di vietare la terapia di conversione per le persone LGBT+. Queste pratiche cercano di modificare l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Ora, la Commissione Europea dovrà rispondere alla petizione, sostenuta da personalità come la cantante Angèle e l’ex primo ministro francese Gabriel Attal
Un’importante iniziativa popolare ha recentemente raccolto oltre un milione di firme in tutta Europa, chiedendo all’Unione Europea di introdurre un divieto totale sulle cosiddette “terapie di conversione” destinate alle persone LGBT+. Queste pratiche, che mirano a modificare l’orientamento sessuale o l’identità di genere degli individui, sono al centro di un acceso dibattito non solo in Europa, ma anche a livello globale. La petizione ha ottenuto il sostegno di numerose figure di spicco nel panorama culturale e politico, come la cantante belga Angèle e l’ex primo ministro francese Gabriel Attal, che hanno espresso il loro appoggio attraverso i social media.
La risposta della Commissione Europea
La Commissione Europea ha ora l’obbligo di rispondere pubblicamente a questa richiesta, segnando un passo importante nel riconoscimento dei diritti delle persone LGBT+. Le terapie di conversione sono state ampiamente criticate da esperti di salute mentale e organizzazioni per i diritti umani, che le considerano non solo inefficaci, ma anche dannose. Studi hanno dimostrato che queste pratiche possono portare a gravi conseguenze psicologiche, inclusi depressione, ansia e, in alcuni casi, suicidio.
La situazione attuale in Europa
Il movimento per il divieto di queste terapie non è un fenomeno nuovo. Molti paesi europei, tra cui Malta e Germania, hanno già adottato leggi che ne vietano l’uso. Tuttavia, la situazione varia significativamente da uno Stato membro all’altro, creando un contesto frammentato. La Commissione Europea, pertanto, ha di fronte a sé una sfida cruciale: trovare un modo per garantire un approccio uniforme che protegga i diritti umani in tutti i paesi dell’Unione.
Verso un cambiamento duraturo
Questa mobilitazione popolare segna un momento significativo nel cammino verso l’uguaglianza e il rispetto per la diversità. La risposta della Commissione potrebbe influenzare non solo la legislazione europea, ma anche l’atteggiamento della società nei confronti della comunità LGBT+. La pressione crescente da parte della cittadinanza, insieme al sostegno delle istituzioni, potrebbe finalmente portare a un cambiamento duraturo e necessario.