L’Unione Europea annuncia un rafforzamento delle misure restrittive contro la Russia con l’obiettivo di colpire in modo più incisivo le fonti di finanziamento del conflitto in Ucraina. Kaja Kallas, Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, ha comunicato su X l’imminente introduzione di un 19° pacchetto di sanzioni che interesserà in particolare il settore energetico russo.
Nuove sanzioni alla Russia: il petrolio nel mirino
Secondo quanto dichiarato da Kallas, le nuove restrizioni riguarderanno principalmente le vendite di petrolio russo, un settore chiave per l’economia di Mosca. Le misure includeranno inoltre un giro di vite sulle petroliere fantasma, cioè quelle navi che operano senza segnalare la loro reale proprietà, e sulle banche russe coinvolte nel finanziamento delle attività militari. L’obiettivo è quello di soffocare i finanziamenti alla guerra di Putin, riducendo ulteriormente la capacità della Russia di sostenere il conflitto in Ucraina.
Il rinnovo delle sanzioni individuali è stato approvato per altri sei mesi dai Rappresentanti Permanenti dei 27 Stati membri, in linea con le consuete procedure dell’Unione.
Il contesto geopolitico e la posizione russa
La Federazione Russa, sotto la guida del presidente Vladimir Putin, è stata oggetto di sanzioni internazionali sin dall’inizio della crisi ucraina, che nel 2022 ha visto un’escalation significativa con l’invasione su larga scala dell’Ucraina. Putin, che guida il Paese fin dal 1999 con interruzioni limitate, ha consolidato un sistema politico caratterizzato da un forte controllo interno e da una crescente ostilità verso l’Occidente.
Negli ultimi mesi, la Russia ha cercato di rafforzare i legami con partner come la Cina, con cui condivide relazioni strategiche, in particolare nell’ambito dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO). Tuttavia, le sanzioni europee mirano a isolare ulteriormente Mosca sul piano economico e finanziario, in un contesto di crescente tensione internazionale.
Le nuove sanzioni sono dunque parte di una strategia europea volta a mantenere la pressione su Mosca, limitando l’accesso alle risorse necessarie per proseguire il conflitto e segnando un ulteriore passo nella risposta comunitaria all’invasione russa dell’Ucraina.






