Roma, 21 novembre 2025 – L’Unione Europea ha imposto nuove sanzioni contro alcuni funzionari penitenziari russi ritenuti responsabili della morte di Victoria Roshchyna, giovane giornalista ucraina deceduta lo scorso anno durante la detenzione in un carcere russo. La notizia, riportata dal Guardian, sottolinea un ulteriore passo da parte della comunità internazionale nel contrasto alle violazioni dei diritti umani legate al conflitto russo-ucraino.
Il dramma di Victoria Roshchyna: giornalista di guerra e vittima di torture
Victoria Roshchyna, nata a Zaporižžja nel 1996, si era distinta come corrispondente freelance per testate come Ukraïns’ka Pravda, Radio Free Europe e Hromadske.TV. Nel corso dell’invasione russa dell’Ucraina a partire dal 2022, aveva documentato la vita sotto assedio nelle zone occupate, in particolare a Mariupol’, affrontando rischi estremi per raccontare la realtà del conflitto. Arrestata a più riprese dalle forze russe, fu trattenuta in diverse carceri, tra cui quella di Taganrog nella regione di Rostov, dove morì il 19 settembre 2024 dopo aver subito torture e violenze ripetute.
Secondo l’inchiesta delle autorità ucraine e testimonianze raccolte, il corpo di Roshchyna presentava numerosi segni di tortura, abrasioni, lividi, una costola rotta e segni compatibili con scosse elettriche. Inoltre, alcune parti del suo corpo, come cervello, bulbi oculari e trachea, furono asportate, probabilmente per nascondere le cause della morte, ritenuta verosimilmente dovuta a strangolamento o soffocamento.
Le sanzioni UE contro i responsabili
L’Unione Europea ha deciso di colpire con sanzioni mirate gli alti funzionari del servizio penitenziario di Rostov ritenuti responsabili della tortura e morte di Roshchyna e di altri detenuti ucraini, in totale 15 vittime secondo Bruxelles. Tra gli sanzionati figurano Andrei Polyakov, numero uno del servizio penitenziario, Aleksandr Shtoda, direttore della prigione preventiva n. 2 di Taganrog, e i suoi vice Andrei Mikhailichenko e Andrei Sapitsky.
La morte di Victoria Roshchyna, definita dall’UE come “arbitraria e illegale”, ha suscitato indignazione internazionale e richieste di giustizia da parte di organizzazioni per i diritti umani e della comunità giornalistica globale.






