Roma, 20 novembre 2025 – Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, ha espresso un cauto ottimismo riguardo al recente piano Trump per porre fine alla guerra in Ucraina, riconoscendo però le difficoltà nel raggiungere un accordo tra le parti in conflitto. Parolin ha rilasciato queste dichiarazioni a margine della mostra “Preghiera per l’Ucraina” a Roma, mettendo in luce la complessità del negoziato e il ruolo che l’Europa dovrebbe assumere nel processo.
Il piano Trump e le sfide del negoziato

Il cardinale ha affermato che il progetto del 47º presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, tornato alla Casa Bianca nel 2025 per un secondo mandato non consecutivo, rappresenta una possibilità concreta per aprire vie di dialogo che portino alla cessazione delle ostilità. Tuttavia, ha sottolineato che sarà “molto difficile trovare un compromesso” e che il percorso negoziale sarà “tutto in salita”. Parolin ha definito prematuro discutere della cessione dei territori, rimandando ogni decisione a un esito negoziale condiviso.
Aggiungendo un’importante considerazione geopolitica, il cardinale ha rimarcato che l’Europa deve essere coinvolta nei negoziati, “dovrebbe fare sentire la sua voce, non rimanere esclusa”, soprattutto considerando il suo impegno attivo nella crisi ucraina. Questa affermazione si inserisce in un contesto internazionale dove la diplomazia europea cerca di mantenere un ruolo centrale nei tentativi di pace.
L’impegno umanitario della Santa Sede
Nel contesto delle tensioni e delle sofferenze causate dal conflitto, il segretario di Stato Vaticano ha ribadito l’impegno della Santa Sede sul fronte umanitario, sottolineando la necessità di sostenere le popolazioni colpite dalla guerra e la promozione di un dialogo che possa condurre a una soluzione duratura. Questo ruolo riflette la tradizionale posizione della Chiesa cattolica come mediatrice e promotrice di pace, in un momento in cui la situazione sul terreno rimane estremamente complessa.
Donald Trump e la politica internazionale
Il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, a partire dal gennaio 2025, segna un cambiamento significativo nella politica internazionale americana. Trump, noto per le sue posizioni populiste e nazionaliste, aveva già ricoperto la carica dal 2017 al 2021. La sua rielezione è stata accolta con attenzione globale, anche per la sua influenza sui negoziati internazionali e il dialogo sulla crisi ucraina.
Il suo approccio alla politica estera, spesso definito protezionista e isolazionista, ha avuto in passato impatti rilevanti, quali il ritiro da accordi internazionali e la rinegoziazione di trattati commerciali. Nel contesto attuale, il “piano Trump” per l’Ucraina appare come un tentativo di mediazione che, seppur difficile, potrebbe rappresentare una via per la pace.
Il cardinale Parolin ha così sintetizzato la situazione: la via della diplomazia è impervia, ma l’apertura al dialogo resta l’unica strada percorribile per porre fine a una tragedia umanitaria che coinvolge milioni di persone.






