Copenaghen, 29 agosto 2025 – L’Unione Europea si trova nuovamente al centro di una delicata partita politica e militare legata alla guerra in Ucraina. L’alto rappresentante Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Kaja Kallas, ha sottolineato come il Fondo Europeo per la Pace possa essere impiegato per finanziare l’iniziativa della Nato Purl, volta all’acquisto prioritario di armamenti statunitensi richiesti da Kiev, ma che attualmente risulta bloccato a causa del veto imposto dall’Ungheria. In ballo ci sono 6,6 miliardi di euro di fondi fermi, una somma che potrebbe fare una reale differenza per il sostegno militare all’Ucraina.
Il nodo del veto ungherese e le opzioni sul tavolo
Al termine della riunione informale sulla difesa, Kallas ha dichiarato che sono state proposte diverse soluzioni per superare l’impasse causata da Budapest, tra cui opzioni di opt-out simili a quelle previste dalla Nato. L’obiettivo è di far cadere il veto e sbloccare così i finanziamenti destinati all’acquisto di armi made in Usa per Kiev, elemento ritenuto cruciale per la prosecuzione della resistenza ucraina contro l’invasione russa. Il blocco di questi fondi rappresenta un elemento di forte tensione tra gli Stati membri, con implicazioni che si riflettono anche sul piano diplomatico e strategico.
La condanna unanime degli attacchi russi
Parallelamente alla questione finanziaria, Kaja Kallas ha guidato una dichiarazione congiunta, sostenuta da 26 Stati membri dell’Unione Europea, che condanna fermamente la recente escalation degli attacchi russi contro Kiev e altre città ucraine. Nel comunicato si definiscono tali azioni come una deliberata escalation e un ostacolo agli sforzi per la pace. Gli attacchi intenzionali contro civili e infrastrutture non militari sono definiti crimini di guerra, con particolare riferimento ai danni subiti anche dalla delegazione Ue a Kiev. La dichiarazione, tuttavia, non ha ottenuto l’unanimità a causa del veto ungherese che ha impedito la pubblicazione di una nota congiunta ufficiale.






